Percorso
Il gruppo delle Nemesiache muove i primi passi del proprio
percorso culturale artistico negli anni ’70.
Il gruppo delle Nemesiache è una proposta al femminile per una
diversa prospettiva di rapporto con il mondo del “lavoro e
dell’economia”- La produzione è intesa come creazione artistica,
teatro, cinema, video; la ricerca teorica sulle molteplici
potenzialità espressive dell’Essere Donna è tesa alla “non
separazione” dall’attuazione pratica.
Le Nemesiache nel ’76 idearono e attuarono un progetto di
riappropriazione storica dell’immagine: la Rassegna Internazionale
del Cinema Femminista “L’Altro Sguardo”, prima in Europa
testimonia tutt’oggi la poliedricità storica, sociale, politica
dell’immagine femminile.
Nel 1987 e nel 1990 ha prodotto due lungometraggi in 35mm. “Didone
non è morta” e “Faust/Fausta”, per la regia di Lina Mangiacapre.
Dal 1988 edita Manifesta rivista di cinema, cultura, spettacolo,
direttrice responsabile Lina Mangiacapre; uno spazio aperto alla
riflessione teorica e filosofica, alla ricerca sulla immagine
filmica e sulle arti visive, sulla poesia e la scrittura. Altresì
momento di informazione e scambio su iniziative, progetti e
fermenti della cultura napoletana e internazionale. Manifesta dal
1999 al 2002 è diventato on-line.
Come Edizioni ha partecipato al Salone di Torino presso lo stand
collettivo “Parola di Donna” e alla mostra del libro Galassia
Gutenberg dove ha presentato e pubblicizzato la propria attività
editoriale: i cataloghi della Rassegna Cinematografica “L’Altro
Sguardo” dal 1976 al 1991, i cataloghi d’arte “Il tempo e gli
angeli”, “Io/Il mistero/le S”, “Evasione di angeli da Roma verso
Partenope Paestum…” collana Cornucopia dal 1994 al 1996,
“Interpreti e protagonisti” di Connie Capobianco, “Cinema al
femminile 2 ” e “Pentesilea” di Lina Mangiacapre, “Donne e
Unicorni” poesie di Nemesi.
Dal 1986 è stato assegnato, nell’ambito della Mostra
Internazionale del Cinema di Venezia, il Premio “Elvira Notari” al
film che maggiormente abbia messo in rilievo l’immagine della
donna in una diversa chiave interpretativa, protagonista e non
vittima della Storia. Un’idea di Lina Mangiacapre, organizzata e
prodotta dalle -Nemesiache con il patrocinio dell’Assessorato
all’Istruzione e alla Cultura della Regione Campania e
dell’Assessorato alle Pari Opportunità e relazioni internazionali
del Comune di Venezia. Nel 2002,anno della scomparsa
dell’ideatrice e responsabile, il premio è stato sospeso per poi
essere ripreso l’anno successivo con il nome di Premio Lina
Mangiacapre.
Il premio consiste in una scultura di Niobe.
Le foto presenti nel sito sono di:
Agenzia Ruggieri di Napoli
M.Filomena Ambrosanio
Nazarena Baironi
Luisa D’Angelo
Augusto De Luca
Agnese De Donato
Luciano Ferrara
Luisa Festa
Luciano Guarino
Grazia Lombardo
Jo Mangone
Melita Rotondo
e Niobe, Nemesi, Karma, Fausta, Dafne
Attività delle Nemesiache dal 1970 al 2002
1970 - Lina Mangiacapre-Màlina-Nemesi crea il gruppo delle
Nemesiache, il cui manifesto appare qualche anno dopo anche su una
nota rivista di fantascienza (l’articolo parlava di tutti i
collettivi e gruppi femministi allora esistenti)
1972 - Manifesto delle femministe napoletane “Le Nemesiache” (è
del 1970 ma in città compare nel ’72)
Lina Mangiacapre compone la prima opera teatrale femminista
“Cenerella”, realizzata a Napoli, Milano, Amalfi creando il metodo
teatrale e di autocoscienza della Psicofavola. L’opera sarà
trascritta dall’autrice successivamente anche per il cinema con
l’omonimo titolo.
1973 – Manifesto Metaspaziale e Cicli Lunari
1973 – Intervento e documento per Convegno a Napoli sul tema del
salario al lavoro domestico delle casalinghe
1975 – La Cenerella ad Amalfi, negli antichi Arsenali
1975 - Cicli Solari
1976 – Testimonianza e documento delle Nemesiache al Tribunale
Internazionale delle donne contro i crimini degli uomini
(presentato a Bruxelles dal 4 all’8 marzo)
Villa Pignatelli a Napoli – Intervento ed interruzione mostra di
G. Kounellis e performance “Riprendiamoci il corpo mare...”
1976 – Prima Rassegna del Cinema Femminista (a Napoli) in
contemporanea con gli Incontri Internazionali del Cinema. Un
evento successivamente portato avanti ininterrottamente per anni,
con cui Le Nemesiache attuarono un progetto di riappropriazione
storica dell’immagine della donna. La Rassegna, prima in Europa,
testimonia la poliedricità storica, sociale, politica
dell’immagine femminile.
Documento ciclostilato in proprio dopo i fatti del Circeo: Le
Nemesiache - Napoli 3 luglio 1976
1977 – Manifesto per la riappropriazione della creatività delle
donne Video “Le Sibille”, viaggio attraverso luoghi spazialmente
vicini ma che diventano culturalmente irraggiungibili; premiato
per la miglior regia al Festival di Fantascienza di Trieste
6 marzo 1977 costituzione della Cooperativa Le Tre
Ghinee/Nemesiache”
8 giugno Documento ciclostilato in proprio: La Bella Addormentata
Ottobre 1977 Occupazione della palazzina del C.A.P. (centro
addestramento professionale) a Napoli
Seconda Rassegna del Cinema Femminista (a Sorrento) all’interno
degli Incontri internazionali del Cinema
1977/79 Esperienza di lotta dopo l’occupazione al C.A.P. (Centro
Addestramento Professionale) con la frequentazione e l’animazione
da parte delle Nemesiache ed altre femministe con le operatrici e
le “psichiatrizzate” presso la sesta divisione dell’ospedale
psichiatrico “Frullone” di Napoli. Dall’esperienza nacque il video
“Follia come poesia, riprendiamoci il corpo mare”, poi film
“Follia come poesia” acquistato dalla 2° rete della RAI nel 1980.
1978 - Per il teatro le Nemesiache con la regia di Lina
Mangiacapre mettono in scena al teatro “Spazio Libero” a Napoli la
performance “Prigioniere politiche” (marzo) La performance fu poi
portata in forma ridotta anche a Mestre e a Palermo.
La Bottega della poesia
"Vogliamo, desideriamo, realizziamo, inauguriamo oggi 2 Giugno
1978 la Bottega della Poesia. Ricomponiamo la nostra cultura, la
nostra storia, i brandelli, i pezzi di stoffa spezzati, tagliati
della nostra esistenza." Nemesi, 2 Giugno 1978
Festa della poesia alla Gaiola e Discesa della Gaiola
La strada della Gaiola l'11 Giugno, il mare, l'amore della natura
per noi, l'amore nostro per lei, la voglia di vivere , di
respirare , di sentirsi giovani, belle, linfa, mare, in armonia
con la natura.
Tutto questo è poesia, è la nostra poesia, e dunque finalmente
tiriamo fuori dai cassetti, dagli scrigni, dai quaderni, le cose
più belle, le nostre espressioni più vere, le uniche forse dentro
cui molte di noi si riconoscono, tutte possono riconoscersi e
portiamole alla luce, portiamole all'aria, al sole, cantiamole
insieme alle altre, scriviamole sui muri lungo il percorso.
Nemesiache, 11 Giugno 1978.
“Il mare ci ha chiamate” - Super 8 contro l’inquinamento del mare
e la violenza fatta al territorio. Terra e mare sono legati e
l’agonia dell’una sconvolge l’altro e viceversa. Sulla stessa
tematica verte “Ricciocapriccio” favola multimediale di Nemesi del
1981 Terza rassegna del Cinema Femminista a Sorrento
1979 – Redazione napoletana di Quotidiano Donna
Concerto a Partenope (al Bellini)
Quarta Rassegna Cinema Femminista a Sorrento
1980 - Film “Follia come poesia”
“Cinema al femminile” di Lina Mangiacapre - Mastrogiacomo editore
Images 70 Padova
Quinta Rassegna del Cinema Femminista a Sorrento
1981 – Manifesto femminista nazionale per l’8 marzo 1981 cui
contribuirono le Nemesiache e successivamente Documento delle
Nemesiache (7/8 marzo) a proposito del Convegno sulla
Ricostruzione
1981 – “Concerto a Partenope dopo il 23 novembre” a Lille in
Francia, eseguito dalle Nemesiache “Omaggio ad Isa Miranda” con
Rassegna cinematografica, mostra fotografica, tavola rotonda al
Maschio Angioino, nell’ambito di Estate a Napoli del Comune – Le
Nemesiache nel gruppo di ricerca “Pace come cultura dell’amore” e
preparazione del Manifesto “La pace, la cultura dell’amore e
l’Europa”. Successivo intervento e documento delle Nemesiache al
Convegno del Comitato Donne per la Pace Sesta Rassegna del Cinema
Femminista a Sorrento
1982 - “Visione di una città a dimensione donna” alla Reggia di
Capodimonte
Settima Rassegna del Cinema Femminista a Sorrento
Dal 1983 al 1986 ottava, nona, decima, undicesima Rassegna del
Cinema Femminista a Sorrento
1987 – Poesia al Gran Caffè Gambrinus: da "Follia come poesia",
esperienza di lotta delle Nemesiache con le "Psichiatrizzate"
della VI Divisione Ospedale Psichiatrico Frullone di Napoli, il 16
Marzo incontro di "Musica poesia e immagini per i Campi Flegrei".
Dodicesima Rassegna del Cinema Femminista a Sorrento
1988 – Presentazione di Mani- Festa alla libreria Feltrinelli di
Napoli. Rivista trimestrale di cultura, arte, spettacolo con
particolare attenzione al cinema, diretta da Lina Mangiacapre
Tredicesima Rassegna del Cinema Femminista a Sorrento
1989 – Presentazione di “Disamaro” di Clelia Sorrentino presso
Intra Moenia a Napoli- Lina Mangiacapre, Sergio Piro, Ermanno
Corsi- Performance di Rosetta Durante, Silvana Campese, Teresa De
Blasio. Quattordicesima Rassegna del Cinema Femminista a Sorrento
1990 - Look Poesia al KGB
Performance di poesia e spettacolo multimediale, la prima sfida
nemesiaca della poesia contro la plastica. Le poesie devono
attraversare la plastica, per ritrovare la loro forza devono
vincerla e trasmutarla in poesia. La discoteca, con le sue luci e
vibrazioni sonore, è identificata come ultimo luogo tribale della
nostra cultura ed è qui che si mostra la sfida tra poesia e
plastica. La conduttrice dà inizio alla sfilata degli abiti poesia
realizzati su plastiche poetiche e alla lettura dei versi. In una
danza corale si conclude la sfilata e fa il suo ingresso la
sibilla Niobe che accanto all’albero scultura inizia il gioco
dell’oracolo poetico insieme al pubblico. Quindicesima Rassegna
del Cinema Femminista a Sorrento
1991 - Secondo lungometraggio “Faust/Fausta”, tratto dal romanzo
omonimo, opera originale e inquietante in cui L’autrice Lina
Mangiacapre compie un viaggio nell’inferno dell’inconscio umano,
penetrando nella sfera emotiva di un giovane androgino.
“Il Tempo degli Angeli” mostra di scultura di Niobe (Teresa
Mangiacapra) a Villa Campolieto (Ercolano)
Tra il 1992 e il 1996 la Coop. “Le Tre Ghinee” pubblica:
“Cinema al femminile 2 – 1980-1990” di Lina Mangiacapre – edizione
Minimanifesta (1994) – Cornucopia- Tre Ghinee
“Interpreti e protagoniste del Movimento Femminista Napoletano
1970-1990” di Conni Capobianco – Edizione Minimanifesta –
Cornucopia – Tre Ghinee
“Donne e unicorni” di Lina Mangiacapre – 1995 – edizione
Minimanifesta- Tre Ghinee
“Pentesilea” – 1996 – edizione Minimanifesta – Tre Ghinee
E’ del 1993 il romanzo “Il mare sarà solo” di Lina Mangiacapre –
Edizione del Giano
1994 - Circuito Play Off- Centro sportivo culturale per il tempo
libero – Cooperativa Le Tre Ghinee- Nemesiache organizzano e
inaugurano “Evasione di Angeli da Roma verso Partenope Paestum...”
mostra di scultura di Niobe (Teresa Mangiacapra) Piscina Mirabile
– Bacoli dal 29 aprile al 1 maggio – la mostra si sposta
successivamente dalla Piscina Mirabile alle sponde del Lago
Lucrino (Play Off) il 12/13 maggio; 11/12 giugno a Pozzuoli nella
Chiesa del Purgatorio
2001 – “Prisma” di Silvana Campese – romanzo – Marotta &
Cafiero editori
2002 – “Strada facendo” di Silvana Campese – Raccolta di racconti-
Alfredo Guida editore
Manifesto delle Nemesiache - 1970
Il femminismo non nasce oggi e le donne hanno sempre lottato ma se
sono sempre state sconfitte questo si deve proprio al continuo
voler comunicare ai loro uomini i loro problemi. Gli uomini ci
dividono e ci odiano se noi mettiamo a nudo la verità e le loro
maschere.
La lotta delle donne deve essere fatta dalle donne e gli uomini
non devono essere informati perché le loro paure creano degli
ostacoli che cercano di neutralizzare e dividere le donne, creando
verso quelle più radicali un odio e una lotta che arriva alla
calunnia e alle accuse più mostruose. Sorge la necessità dello
sdoppiamento della lotta: all’esterno condanna e denuncia di tutte
le violenze che la donna subisce; all’interno ricerca di tutte le
dimensioni e gli spazi che la donna si è creata e creazione di
nuovi. Gli spazi che sembrano molto esigui in apparenza sono in
realtà molto vasti:in ogni donna c’è quel mondo interiore di sogno
che respinto dalla società o dagli altri essa ha tenuto
gelosamente custodito è questa dimensione che noi vogliamo far
vivere riconquistandola ed affermandola.
Nemesis: la femminilità originaria, l’indomita natura ribelle
senza alcun limite è l’immagine che noi vogliamo riprendere di noi
stesse e la possibilità che a livello storico oggi vogliamo
assumere.
Inventeremo e creeremo la nostra lotta come la nostra sessualità
come la nostra cultura.
Ed ora che l’utero della terra
è coperto d’asfalto
ora che i figli dell’uomo…
le macchine
distruggono le figlie della terra:
l’erba i fiori gli alberi i prati le farfalle
gli uccelli la natura
ora che le donne
lasciano le madri
e inseguono
il mito sociale
la strada
cosparsa di carogne dei padri
ora torna NEMESIS
torna l’origine.
Noi Nemesiache vogliamo creare aprire gli occhi sull’originaria
diversità questa femminilità estesa profonda vera la femminilità
l’alterità la vitale indomita ribellione l’insofferenza d’ogni
legame l’amore come magia creazione di ninfe ed acqua incantata.
Insieme ritroveremo il sentiero calpestato violentato nascosto il
nostro sentiero bruciato.
E la paura non ci appartiene sappiamo che la vita è dalla nostra
parte siamo noi che cominciamo la storia che creiamo l’umanità
basta con la violenza e con la natura come legge di equilibrio
genetico. La storia e la vita che si sceglie si vuole si determina
di crea si libera si autocrea gli spazi i modi i tempi quella che
gli uomini chiamano storia ripercorre tutte le tracce della natura
di tutte le specie questa storia guerra economia violenza
sopravvivenza fatta sulla nostra pelle questa storia noi la
rifiutiamo e la rigettiamo.
Le Nemesiache hanno compreso che entrare nel mondo
dell’organizzazione del lavoro maschile è una oppressione e uno
sfruttamento maggiore: sono coscienti che in fondo nel mito
dell’emancipazione si sviluppa in modo ancor più subdolo
l’oppressione de potere maschile. Gli uomini hanno compreso o
sentono anche se in modo confuso che nonostante la nostra
esclusione noi siamo ancora vive e portiamo in noi una creatività
sempre maggiore mentre il mondo che loro hanno costruito per
murarci li sta portando all’autodistruzione e la noia. Il
patriarcato vuole compiere l’ultimo atto del suo delitto e della
sua violenza;vuole completamente distruggere la donna anche nel
suo spazio interiore nel suo rapporto emotivo con le persone.
(Organizzazione programmazione del rapporto donna-uomo,
donna-bambino, sulla base della produttività e del lavoro:
emancipazione e asili nido).
Il nucleo familiare per le Nemesiache significherà rigetto o
almeno lotta, secondo le proprie forze, contro la patria potestà:
ricerca di un dialogo con la madre al di fuori di un ruolo che la
opprime in quanto impostole dalla stessa società patriarcale che
in questo momento storico ci permette di denunciare l’oppressione
e lo sfruttamento che la donna vive in questo ruolo per proporci
l’alternativa, ancora più mistificante, con la separazione dalla
madre, dell’accettazione incondizionata di tutti i meccanismi di
sfruttamento di violenza di egoismo e di competitività della sua
organizzazione. In sintesi il prezzo della realtà sociale che sono
disposti a concederci è il rigetto della madre e di tutti i
rapporti non economici che attraverso lei possono ancora esistere.
La società patriarcale, in fase di estrema razionalizzazione, ha
coscienza che con la sua carica emotiva e i suoi rapporti umani e
personali, la madre rischia di essere un guasto per le sue
programmazioni progettazioni del materiale umano r accentua di
conseguenza la separazione tra madre e figli proponendo come unica
possibilità alla liberazione della donna la eliminazione
dell’esperienza emotiva e affettiva del rapporto materno ce si
riduce solo a una produzione, a livello di macchina, di materiale
umano, da cui la donna viene subito alienata, per riaccostarsene
di nuovo secondo un ruolo sociale, economici educatrice,
assistente sociale, psicologa ecc… pienamente rispondenti al
meccanismo dei rapporti produttivi. Si imprigionano così le donne
e i bambini in organizzazioni meglio sorvegliate e gestite, non
più da una patria potestà ma da un potere impersonale presentato
come necessario e inevitabile per il progresso e la liberazione
della donna.
Le Nemesiache rigettano le false risoluzioni della libertà
sessuale poiché ritengono che i rimedi che il maschio vuole farci
intravedere non fanno che rafforzare l’oppressione e la violenza:
la lotta contro il congegno mostruoso del’industria della politica
del sesso è la ricerca di una sessualità in armonia con la natura
della donna non con la falsa natura che l’uomo ci ha voluto
attribuire in conseguenza della violenza fattaci, una sessualità ,
dunque, che non comprometta e non violenti la possibilità della
donna di generare la vita.
Le Nemesiache vogliono una sessualità non pericolosa e si
dichiarano per un erotismo libero e una sessualità vaginale solo
per la riproduzione. Il femminismo non è lesbismo: non vogliamo
mettere al sesso una altra etichetta e gli uomini che ci accusano
cercano sol di neutralizzarci e di isolarci.
Le Nemesiache rigettano qualunque ideologia e organizzazione e le
denunciano come le forze più oppressive e autoritarie del potere
maschile. Si rifiutano di considerare la società come sorta da un
contratto e di vedere come unica possibilità dei rapporti la legge
la convenienza.
Riconoscono comunque che i rapporti che ‘uomo ha con la
donna,qualunque sia la sua ideologia, sono di sfruttamento e di
violenza.
Il femminismo non è lotta per il potere, né tentativo di
raggiungere una parità giuridica di integrazione nella società
maschile.
Le Nemesiache vogliono riconquistare e realizzare finalmente
quella capacità creativa del diverso della originaria profonda
indomita alterità, vogliono che la possibilità creativa della
donna si esprima ed abbia dimensioni e spazio all’esterno,
vogliono che la cultura maschile non continui ad affermare che
Uomo significhi Uomo e Donna, significhi, cioè, tutte le
possibilità represse, violentate, rigettate, per non soccombere,
tutti gli sguardi aperti verso orizzonti che non devono essere
cancellati perché non contemplati sulla carta geografica degli
uomini.
Le Nemesiache non lottano per una società di sole donne o per una
società in cui siano gli uomini ad essere usati e determinati,
come la cultura maschile insinua o la paura dell’uomo e di alcune
donne fa temere.
Le Nemesiache sanno che la lotta delle donne è quel particolare
tipo di lotta che non può e non vuole l’eliminazione della parte
che l’opprime, perché siamo noi stesse a generarla e perché rende
possibile l’esistenza della lotta stessa, ma vogliamo non essere
completamente cancellate e amputate come parte, le donne non
vogliono essere colonizzate né perdere delle dimensioni che
l’assoluto culturale dello uomo e le sue organizzazioni tentano
sempre più di soffocare e reprimere.
Se l’uomo costruisce le sue megalopoli di potere economico e
politico; se distrugge tutti i rapporti riducendoli ad economici,
se fa le crociate contro ogni verità che non parta da lui che non
sia compresa nelle sue progettazioni nelle sue pianificazioni, se
costruisce aggeggi macchine ambienti pericolosi che manifestano
tutta la violenza e la nevrosi che ha in sé, non può continuare a
pretendere che le donne e le bambine siano sempre più rinchiuse e
protette perché non vogliono misurarsi e non sentono dentro di
loro questi spazi né vogliono adattarsi. Deve finire finalmente
l’assurda affermazione delle possibilità o impossibilità della
donna di essere creativa, mentre si giudica la creatività con il
metro maschile e si verifica che le donne ritenute più creative
sono in fondo quelle che più si adeguano o riflettono tutti i
canoni maschili dell’arte e della creatività, per cui di creativo
non è lasciato proprio niente. La crisi della creatività maschile
non ci interessa, noi Nemesiache sappiamo che la nostra nuova
dimensione o, diciamo pure, nuova metafisica, capovolge tutto e la
nostra creatività è il nostro mondo che emerge e esplode
capovolgendo e scoprendo infinite fantastiche imprevedibili
dimensioni.
Cronistoria delle Nemesiache dal 1970 al 1976
Il Gruppo delle “Nemesiache” ha iniziato il suo lavoro politico a
Napoli, nel 1970, basandosi sulla ricerca della creatività e
attraverso una sintesi storica e una differenziazione che partiva
dal valutare come indispensabile, per una crescita politica, il
separatismo come pratica politica e quindi la totale autonomia da
partiti e movimenti misti; si è poi sviluppato portando questa sua
elaborazione attraverso la forma teatrale e altre forme artistiche
a Roma, a Milano, a Parigi.
Nell’estate del ’72 si ricerca il metodo specifico del gruppo che
avrà la sua realizzazione all’esterno nel ’73 con la “Cenerella”,
psicofavola femminista di Nemesi. Questo lavoro teatrale,
interamente realizzato dal gruppo, mostrava chiaramente e
concretamente la realtà della creatività delle donne e affermava
la necessità, in quel momento, di una autonomia che arrivava a
vietare l’ingresso agli uomini. Sullo spettacolo, che era la prima
forma di teatro femminista in Italia, e non a caso era realizzato
a Napoli da un gruppo napoletano, scrisse un interessante articolo
Adele Cambria sul settimanale “AUT” del 23-31 maggio ’73. Dal
manifesto sul teatro, che veniva letto prima di iniziare lo
spettacolo :” Noi denunciamo, noi rigettiamo, noi rivendichiamo,
noi ci esprimiamo, noi… e il teatro. Per noi il teatro è una forma
di lotta, un metodo…”. Intanto alla fine di giugno si realizza
l’esperienza di scrivere e stampare il primo giornale del gruppo
“I Cicli Lunari”, in questo giornale si affronta il rapporto fra
la sessualità e il cosmo e l’origine della violenza con la
riduzione delle mestruazioni alla riproduzione, per cui, di
conseguenza, la sessualità viene ridotta alla riproduzione. Questo
scritto suscitò all’inizio molte opposizioni, ma, in seguito,
molte altre analisi furono fatte in questo senso e il concetto è
attualmente condiviso in pieno. Nell’estate ’73, il gruppo
organizzava il primo raduno nazionale a”Torretta di Crucoli” in
Calabria.
Dall’esperienza di questo raduno, in seguito ai fatti
verificatisi, venne fuori un’analisi sulla situazione di divisione
che poteva nascere e può nascere dalla mancanza di solidarietà,
dovuta ad un individualismo esasperato; una situazione che
privilegia il momento privato rendendo impossibile la
socializzazione. Intanto sempre più attraverso le varie esperienze
e i vari ostacoli si delineava il volto internazionale del gruppo,
cioè la volontà di portare aventi un discorso che traeva origini e
linfa da Napoli ma che si estendesse in tante altre direzioni,
scoprendo o denunciando, la falsità del mito della cultura come
proveniente dal nord. I processi di stimoli e contenuti nuovi
vitali, vengono sempre, come tutte le energie provengono dal sole,
dalle terre del sole, dal sud e sale verso il nord, dove trova la
sua razionalizzazione e la sua schematizzazione, ritorna quindi al
sud come proprietà del nord e passa a livello di potere e
colonizzazione. Il ciclo è quindi: nascita-sud,
crescita-appropriazione-estensione- nord, ritorno al sud…. Nasceva
il manifesto meta spaziale; infatti man mano si scopriva
l’esigenza di portare la psicofavola (metodo di autocoscienza, che
investe oltre il parlare delle proprie esperienze, la gestualità,
il rapporto col corpo e tutte le forme di oppressione represse,
tutta la sfera creativa) verso il nord; si decise di portarla
proprio a Milano dove per la prima volta fu realizzato un lavoro
teatrale femminista: gli uomini potevano entrare solo se
accompagnati da una donna che garantisse per loro. La psicofavola
a Milano suscitò enorme interesse, file di persone, per tutti i
giorni della rappresentazione, la stampa, la radio, molte persone
che ne avrebbero poi tratto spunto per le proprie operazioni
culturali: Era ancora Napoli che portava contenuti e discorsi
completamente diversi; la visceralità dell’espressione, la
perfezione dei giochi di luce, la realizzazione, la forza, la
passionalità, la profondità dei contenuti, lasciò tracce che
ancora oggi sono profonde e radicate a Milano. Dagli attacchi sul
Corriere della Sera, attacchi isterici perché i giornalisti erano
stati cacciati, dicendo che era assurdo fare un dibattito su
realtà che si erano dibattute ed espresse ad un livello estremo
nella forma della psicofavola; ai pezzi estremamente interessanti
su Panorama ed altri giornali; al rifiuto di parlare con le donne
rimaste, nel tentativo, però, di aprire la forma teatrale anche
alle spettatrici offrendo cibo, musica, danze. Attraverso
l’esperienza della psicofavola altre donne entravano a far parte
del gruppo e le Nemesiache si estendevano anche a Milano. Si
realizzava inoltre il secondo numero del Giornale: “I cicli
solari” dove si affrontava il rapporto fra le donne come rapporto
con sé stessa in relazione all’energia solare. Partendo dalle
scelte dell’infanzia e della violenza dell’ambiente e
dell’educazione repressiva.
Le Nemesiache non sono solo un gruppo, sono una realtà del
femminismo, una realtà che si ricollega a Napoli, a Cuma alla
Sibilla. Questi riferimenti al passato non intendono però
tralasciare il concreto del presente, ma rigettano la riduzione di
tutta una civiltà, come quella napoletana, a folclore e a
sottocultura in cui la si intende confinare. Il femminismo a
Napoli è nato da Napoli e dalle sue radici, dalla realtà delle
lotte di donne che non si sono mai lasciate colonizzare e
continueranno a fianco dell’uomo, e a volte contro o semplicemente
distante, la storia della vita dell’ARMONIA, per vendicare tutta
la violenza che è stata fatta a Napoli; alle SIBILLE, alla vita,
alla Bellezza. Ed è infatti su questi contenuti che le Nemesiache
hanno realizzato il secondo film “Le Sibille” ed in parte anche
col primo “Cenerella” si ritrovano gli stessi luoghi e la stessa
dimensione. Gli altri film realizzati fino ad ora sono:
“Antistreap”, “Autocoscienza”, “Il mare ci ha chiamate” e “Follia
come poesia”; in questo ultimo film viene riportata l’esperienza
di due anni con le psichiatrizzate del “Frullone” di Napoli, ed ha
come colonna sonora il concerto tenuto dal gruppo nella Cappella
dell’ospedale. Anche negli atri film, tranne che per “Antistreap”,
la colonna sonora è esegiuta dal gruppo. Nel campo del cinema le
Nemesiache organizzano da 5 anni la Rassegna del Cinema Femminista
di Sorrento all’interno degli Incontri Internazionali del Cinema:
E’ l’unica realtà gestita da un gruppo femminista, autonomamente,
in uno spazio ufficiale. In occasione di ogni Rassegna hanno
ideato e realizzato la rivista “Non solo figura di donna”.
Dall’esperienza in campo cinematografico, e come regista e come
critica e come organizzatrice, Lina Mangiacapre ha realizzato il
suo libro “Cinema al femminile” ed, Mastrogiacomo – Padova. Le
Nemesiache hanno curato la pubblicazione del libro “La donna nel
cinema e nel teatro” in occasione della manifestazione svoltasi
per più di un mese al Cinema-Teatro “Biondo” e al Cinema “Ritz
d’Essai” di Napoli. Nel marzo dell ’80 hanno organizzato per la
durata di una settimana al Cinema-Teatro “Bellini” una rassegna di
teatro-danza-musica. In questa occasione è stato presentato in
anteprima lo spettacolo teatrale “In principio era Marx” di Adele
Cambria con la regia di Elsa De Giorgi, l’anteprima del concerto
“Ipotesi vocale” di Juki Maraini, un concerto-danza di Franca
Sacchi e il “Concerto a Partenope” realizzato dalle Nemesiache.
Nel rapporto con la musica le Nemesiache ancora una volta
rifiutano ogni schema e possibile imprigionamento
dell’espressione, ponendosi così di fronte allo strumento in un
modo nuovo, ogni volta unico e irripetibile come la vita. Quella
che è stata citata è solo una parte dell’attività e dell’impegno
politico che le Nemesiache hanno svolto e continuano a svolgere
soprattutto in questo momento così difficile e tragico di Napoli e
di tutto il Sud, intervenendo ad incidere nella realtà culturale,
sociale, politica con la volontà e l’esigenza assoluta di essere
solidali e unite per la lotta delle donne e dei bambini del popolo
di Napoli perché non sia sradicato dalla propria terra e sia parte
attiva alla ricostruzione non solo con la “Resistenza” che da
sempre ha avuto e continua ad avere ma con proposte che vengano
accettate e rispettino le proprie esigenze di vita e non solo di
sopravvivenza. In un documento datato 20 giugno 1976 le Nemesiache
affermano: “La nostra autonomia e la nostra esigenza di basarsi
sulla nostra prassi…interviene come tutti i giorni ad affermare e
portare la propria estraneità dalla limitazione e
dall’appropriazione e riduzione in una politica che non è la
nostra…NON E’ POSSIBILE FEMMINISMO SENZA AUTONOMIA….Nessun
discorso è politico se non ci si basa sull’autocoscienza e non si
verifica sul proprio privato…”.
Napoli, 14 febbraio 1981
Le Nemesiache