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I Campi Flegrei. Analisi e prospettive culturali di un territorio (Letteratura e mitologia) di Lina Mangiacapre (Nemesi)


Quando nel 1969 creai il gruppo delle Nemesiache, partii da una ricerca mitologica sulla Grecia Arcaica. L’intento del gruppo era quello di rivivere il mito, riappropriandosi delle radici e del territorio dimenticato. A scuola si studiava Virgilio e Omero, e a nessuno veniva in mente di portare gli studenti sui luoghi del mito. Le Nemesiache volevano far rivivere questi luoghi attraverso le immagini e le musiche; non a caso uno dei miei film si intitola “Le Sibille”. Non fu un lavoro di archeologia, né di erudizione, ma l’amore e l’istinto artistico, lo scavare in sé stessi e nelle pietre. Testimonianze dense di vibrazioni, il rapporto con quelle pietre mediava la separazione operata dal tempo. La musica diventava tramite e l’occhio della cinepresa univa il passato con il presente. Le Nemesiache incontravano Cuma e diventavano Sibille. Le origini – la civiltà di Cuma – I Campi Flegrei – Pozzuoli – il fenomeno del bradisismo – la violenza dell’esodo dal Rione Terra. Una civiltà, una lingua che si estingueva.

Ma la città della Sirena fondata dai Cumani, Napoli, non è staccata dai Campi Flegrei, Posillipo è legata a Bagnoli, come a Pozzuoli, come a Procida, come a Ischia (Pitecusa) ecc.. “Il mare ci ha chiamate”, altro mio film, diventava la denuncia del mare e la sua vendetta: il mare si ritira. Baia, Miseno, i luoghi mitici: quelli della Gigantomachia, delle imprese di Icaro, i riti Ctonii. Il passaggio agli inferi: “l’Averno”.

Quale metodo? : per un’artista, filosofo, quale sono. Il problema del metodo da usare per una ricerca è collegato all’oggetto stesso della ricerca e non può essere scisso dalle proprie cellule, dal proprio corpo dalle proprie esperienze. Metodo composito. I documenti, gli scritti, i ritrovamenti, le leggende, la storia, i ricercatori solitari, e le proprie personali, soggettive e totali intuizioni.

Una sintesi tra l’Ego che ha in sé la storia del proprio territorio e la conoscenza che può arrivare dal confronto con gli altri. I misteri Orfici, l’importanza della musica. Baia, “Il Dioniso ritrovato”. Chi era la Sibilla? Quale l’origine di Cuma?

Come questi luoghi non debbano dimenticare le origini. Le nostre ricchezze sono le vestigi del mito, e Cuma e i Campi Flegrei sono il patrimonio vivente dell’umanità, un mistero che non si può appiattire né ridurre. Un parco archeologico, un luogo di ricerca sul mito, un luogo di incontro e creazione per gli artisti? Solo un grande passato può generare un futuro. La Solfatara continua a vivere, a respirare, non possiamo ignorare il mistero della morte. Il passaggio tra le due dimensioni di cui solo la Sibilla aveva le chiavi. La preveggenza, il rapporto con il divino, conoscere le radici della nostra civiltà significa ricreare un nuovo Umanesimo.

E dare un’anima alla macchina, se non vogliamo che la macchina ci strappi la nostra. La nostra distanza da un territorio vivo, che ci circonda, su cui poggiamo i nostri piedi, è un crimine imperdonabile. I Campi Flegrei sono il segno del nostro essere preda di Morfeo. La mia ricerca si prefigge di ricomporre i miti e di reperire tutte le documentazioni possibili per il collegamento storico sulle origini della Sibilla, di Cuma e dei Campi Flegrei, e di cercare le tracce degli antichi riti.

Il progetto è soprattutto culturale conoscere è già difendere. E poi si può ricominciare a creare. In una terra che è il segno stesso della lotta eterna tra la natura e la cultura, tra le costruzione e la distruzione, tra la vita e la morte. Fusi da chi ha saputo costruire la Storia: la Sibilla.

(Datato fine anni ’70)

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Dan Kempes