Donne in nero. Con la forza della non violenza. Voci di donne curde e turche
Le Donne in nero nascono nel gennaio 1988 in una piazza di Gerusalemme ovest, dall’incontro di sette donne israeliane. Manifestano in silenzio per un’ora ogni venerdì con cartelli a forma di mano che dicono “STOP THE OCCUPATION”. La mano delle Din, come simbolo nella speranza di poter fermare tutte le guerre, nasce dalla leggenda di Fatima, figlia di Maometto, che fermava gli eserciti opponendo la mano davanti ai loro sguardi. La mano di Fatima, utilizzata dalla cultura ebraica e palestinese, rappresenta il ponte che unisce realtà divise ma frutto di una stessa radice. Oggi le donne in nero sono presenti in molte parti nel mondo, collegate tra loro dalla rete internazionale delle donne contro la guerra. Il modo di esserci è sempre lo stesso nel tempo: il nostro silenzio non è rassegnazione ed impotenza, ma protesta e riflessione, è un urlo al di là del suono; il nero è la somma di tutti i colori, la sua intensità aiuta i nostri corpi ad esprimersi.
Le Donne in nero hanno la modalità di tessere la rete della solidarietà e della diplomazia dal basso, di sostenere le donne che vivono nei luoghi difficili entrando in relazione con loro e creando ponti di solidarietà e sorellanza attiva.
Ogni conflitto minaccia ed impone confini. Lavorare per incontrarsi sulle linee che segnano i confini per costruire percorsi di riconoscimento dei diritti negati, per promuovere una diplomazia dal basso e una politica internazionale delle donne, è la ricerca, l’agire, il fare delle Donne in nero. La pratica dell’interposizione non violenta nei luoghi di conflitto e nel confronto culturale, sociale e politico, traduce con la parola e con il gesto la portata politica del significato di: “FUORI LA GUERRA DALLA STORIA”.
Luisa Morgantini, presente nel movimento dal 1988, chiarisce in maniera esplicita l’essere e l’agire delle Donne in nero: “Il nostro pensiero è legato al rifiuto della violenza di ogni nazionalismo, militarismo. Contro quella cultura e quel linguaggio bellicista presente nella vita di tutti/e noi, pacifisti/e e non, la volontà di cercare di capire le ragioni degli uni e degli altri pur assumendo una ferma e chiara posizione contro le guerre e contro ogni politica di dominio, di sopraffazione e di ingiustizia sociale ed economica”.
In Italia esistono circa venti gruppi di Donne in nero, in relazione e sostenendo progetti e campagne, con le donne palestinesi, israeliane, dei Balcani, afghane, pakistane, curde, turche.
Foto da: Con la forza della non violenza, p. 59
Questa pubblicazione, oltre che diario di viaggio, raccoglie informazioni e traduzioni di materiali riportati dagli incontri, ma anche testimonianze della difficile esistenza che conducono due popoli oltre il muro di gomma creato dallo stato turco e rafforzato dall’indifferenza della Comunità Europea. È il punto di vista delle donne curde e turche incontrate, colto, elaborato e riportato da noi, donne italiane e segna l’inizio di una relazione importante. Come si vive in un paese in procinto di entrare a far parte della Comunità Europea? Ci piacerebbe credere che alcune delle storie che racconteremo non faranno mai parte di una storia europea …
(da: Premessa, p. 5)
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