Non un passo indietro! Storia delle Madres de Plaza de Mayo
PARTORITE DAI NOSTRI FIGLI
Questa è una storia di morte ma è anche una bella storia di vita. Un lungo cammino iniziato più di 20 anni fa, nel lontano 30 aprile 1977, quando un gruppetto di donne coraggiose scese nella piazza principale di Buenos Aires per esigere giustizia.
Correvano anni di piombo e l'Argentina era martoriata dal terrore dei calci sulle porte, dai Ford Falcon dei paramilitari, dai fucili Itaka, dai sequestri, dalle torture, dal silenzio e dall'indifferenza. Il lungo cammino di quelle donne arriva fino a oggi, quando l'impunità viene sancita a colpi di decreti presidenziali. Il dolore continua a essere lo stesso e la morte in divisa incombe ancora nelle strade.
Malgrado tutto loro continuano lì, nella stessa piazza, con i loro fazzoletti al vento, risolute, con i segni degli anni sul corpo, ma più giovani che mai quando si tratta di sfidare i potenti.
Quale forza speciale muove le Madres di Plaza de Mayo, come hanno potuto resistere per tanto tempo senza arrendersi? La risposta la danno le stesse protagoniste di questa storia quando confessano che la loro lotta, la loro costanza e l'incredibile audacia nel continuare a lottare è scaturita da un atto di grande amore; da qualcosa di simile a un parto.
Poiché dopo tanto tempo trascorso, dopo migliaia di chilometri percorsi nella piazza che le ha viste nascere, è evidente che ognuna di loro è stata partorita dai propri figli.
Da loro hanno ricevuto il nuovo verbo e si sono decise a raccontare al mondo che prima di essere sequestrati e uccisi, quei ragazzi e quelle ragazze meravigliosi erano impegnati a cambiare la società, a capovolgere una storia in cui, da sempre, gli sfruttati erano gli stessi e in cui pochi godevano di privilegi a spese della grande maggioranza.
Furono proprio loro, le Madres di Plaza de Mayo, lentamente, a partire della pratica quotidiana, cominciarono a identificarsi con il discorso rivoluzionario portato avanti dai loro figli, trasmettendolo alle nuove generazioni, trasformando una realtà che sembrava condurre inevitabilmente verso la paralisi in qualcosa di dinamico che nel tempo è diventato un esempio per tutti coloro che vogliono cambiare questo mondo ingiusto …
(da: Prologo, di Carlos Aznárez, p. 5-6)
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