Quaderni di Via Dogana. Un'eredità senza testamento. Inchiesta di "Fempress" sui femminismi di fine secolo
Eduardo Galeano, il grande scrittore uruguayano autore di Le vene aperte dell'America Latina, sostiene che il mondo che si dice civile e democratico, non sapendo risolvere i problemi della povertà, ha deciso di fare la guerra ai poveri. In America latina - un continente di 416 milioni di abitanti - la politica neoliberale ha prodotto 224 milioni di poveri, di cui 90 milioni considerati "miserabili". Proprio qui è nata la prima opposizione al libero mercato globale, prendendo le forme di una rivolta che si è posta come forma di lotta la pratica del "camminare domandando" (la marcia zapatista), e che ha compreso fino in fondo che l'ordine dominante è ordine simbolico, prima ancora che economico-sociale. Proprio adesso che la mondializzazione trionfante si ritrova posta con brutalità davanti al problema dei limiti, sembra particolarmente importante dare ascolto allo sgranarsi delle diverse culture, ai linguaggi, alle invenzioni politiche non violente e alle pratiche di relazione nate in questa parte del mondo, che è il Terzo Mondo a noi più vicino per lingua e per cultura, non solo perché frutto della nostra violenta colonizzazione. Pubblicare nei Quaderni la riflessione sul femminismo di fine millennio che ci viene dal Latinoamerica assume dunque anche la valenza di rinnovare un legame, di riaprire uno scambio.
Qual è il senso del femminismo oggi? Quale la sua eredità? Attorno a queste domande si sviluppa l'inchiesta condotta da "Fempress". Rispondono venti femministe latinoamericane ed europee protagoniste di trent'anni di politica delle donne e ne nasce un'articolata riflessione che fin dal titolo si presenta feconda di spunti: eredità senza testamento. Successione di beni, dunque, in un gioco dialettico che nomina e nega la morte. Corre tra le pagine un desiderio e un bisogno di voltarsi a guardare la strada percorsa, di interrogarsi sulla direzione da prendere, una fierezza e un’affermazione di sé, ma anche uno sperdimento, un frantumarsi di interrogativi e il sospetto, il dubbio, di aver dissipato una ricchezza. Tuttavia proprio questa tendenza femminile alla dispersione di sé, questa generosità del dare senza capitalizzazione, ha prodotto una fecondazione sotterranea dei linguaggi e dell’agire politico che va rammentata non per circoscriverla, ma per verificare ciò che ha germinato ….
(da p. 7-8)
Manifestazione delle "madri di Plaza de Mayo" a Buenos Aires
Foto da: Annie Goldmann, Le donne entrano in scena. Dalle suffragette alle femministe, Firenze, Giunti, 1996
Sommario
- Introduzione di Daniela Padoan;
- Femminismi fine secolo di Viviana Erazo Torricelli, Fempress;
- Un'eredità senza testamento di Francoise Collin, Francia;
- Tutte stavamo diventando vecchie spudorate di Diana Bellesi, Argentina;
- Un linguaggio che lo renda memorabile di Luisa Muraro, Italia;
- L’idea di uguaglianza di Celia Amorós, Spagna;
- Il senso della libertà femminile di Ida Dominijanni, Italia;
- Rendere democratica la cultura di Sonia Montecino, Cile;
- Dalla certezza all'incertezza di Haydée Birgin, Argentina;
- Ampliare l'azione civile di Marta Lamas, Messico;
- In molteplici forme e molteplici spazi di Gina Vargas, Perù;
- Femminismi diversi e spostamenti diseguali di Sonia E. Alvarez, Stati Uniti;
- Diventare Stato, farsi Stato di Alessandra Bocchetti, Italia;
- L’alternativa del partito femminista di Lidia Falcón, Spagna;
- Comunione nella diversità di Aida Facio, Costa Rica;
- Possibilità e rischi dell'incostituzionalità di Virginia Guzmán, Cile;
- Autonomia e spazi di azione congiunta di Judith Astelarra, Spagna;
- Camminiamo e inciampiamo... ma camminiamo di Jacqueline Pitanguy, Brasile;
- Contro la povertà e l'esclusione di Kate Young, Gran Bretagna;
- Cambiamenti per tutta la società di Line Bareiro, Paraguay;
- Chiavi etiche per il terzo millennio di Marcela Lagarde, Messico;
- Ritrovare le forme dei fare e dei dire di Nea Filgueira, Uruguay;
- Le autrici