Il paese sottile
Sul mappamondo, quasi tutte le terre del globo appaiono affascinanti e misteriose. Il Cile, però, la delgada patria di Neruda, il paese dove abitavano gli indios più fieri e combattivi di tutte le Americhe, gli unici che hanno resistito per oltre due secoli alla conquista spagnola, appare certamente come la terra più affascinante e misteriosa di tutte.
Dal 1985, l'anno del suo primo viaggio in Sud America (un incredibile viaggio in canoa lungo il Rio delle Amazzoni), Sara Wheeler si è sorpresa più volte a fantasticare contemplando il Cile sul mappamondo della sua scrivania: il dito che sfiora l'esile striscia di terra a ovest delle Ande e, dalla linea rossa del Tropico del Capricorno, scorre giù fino quasi alla fine del mondo, fino ai ghiacci di Capo Horn.
Com'è davvero fatto un paese che è stretto tra il Pacifico e le Ande? che ha il deserto più arido del mondo e un immenso arcipelago ghiacciato composto di migliaia di isole? Come vive, poi, in mezzo a tali violenti contrasti, la sua gente, che sembra così lontana dal cliché del tipo sudamericano?
Con due sole sacche da viaggio in mano e infinite domande in testa, Sara Wheeler ha percorso il Cile da un'estremità all'altra, dal deserto fino alle distese desolate dell'Antartide. Un'odissea durata sei mesi, tra un giorno di Natale festeggiato con un sandwich a base di carne di lama a quattromila metri d'altezza in un paesaggio mozzafiato, un albergo a luci rosse a Santiago, una circumnavigazione di Capo Horn con una bara da consegnare e mille altre straordinarie avventure.
Estremamente sicura di sé e, nello stesso tempo, dotata di humour e ironia, con opinioni forti che però ha la delicatezza di nascondere, Sara Wheeler ci restituisce finalmente la complessità e la varietà di una nazione che, dopo il golpe militare del 1973, conoscevamo solo attraverso gli scritti della protesta politica, a volte magnifici e commoventi ma inevitabilmente parziali.
Di una generazione successiva a quella che ascoltava e cantava El condor pasa degli lnti Illimani, Sara Wheeler ci ha dato un libro sul Cile la cui migliore qualità è quella freschezza di impressioni, di immagini, di ritratti che dovrebbero essere l'anima stessa dei libri di viaggio e che è così difficile da trovare.
Sara Wheeler insegna a Oxford, dopo aver lavorato a lungo come editor. Autrice di numerosi libri, tra i quali Cherry: A Life of Apsley Cherry-Garrard, Terra Incognita: Travels in Antarctica e An Island Apart, vive a Mornington Crescent, Londra.
(dalla seconda e terza di copertina)
Feminae pictae icon II, III, V. Incisioni di Theodor de Bry (1528-1598) dagli acquarelli di John White
da: Luisa Rossi, L'altra mappa. Esploratrici viaggiatrici geografe, Reggio Emilia, Diabasis, 2005, fig. 8 (dopo p. 128)
Leggendo il primo capitolo capirete perché sono andata in Cile e non altrove. Temo però di non riuscire a trasmettervi fin dalle prime pagine la passione che avrei provato per il paese al termine del viaggio. Non mi era mai successo. Sono partita con due sacche e il desiderio di capire che cosa fosse il Cile, e mi sono portata dietro queste tre cose per migliaia di chilometri, dal deserto ai ghiacci del sud. Il libro che ne è scaturito vuole essere un ritratto soggettivo e impressionista, e dipingerlo è stata un'esperienza appagante e gioiosa.
Non è stato sempre un viaggio idilliaco. Ho dovuto faticare per comprendere una società che era stata profondamente divisa dalla paura e dall'odio, al punto che in alcuni ambienti i diritti umani vengono ancora identificati con il marxismo. La straordinaria radicalizzazione della politica mi ha confuso: ho sempre trovato persone impazienti di dirmi ciò che era bianco e ciò che era nero, ma poche riuscivano a sfumare in qualche tono di grigio. Ho fatto del mio meglio per capirci qualcosa.
(da: Introduzione, p. 11)
Collegamenti
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http://www.marcopolo.tv/programmi/Il-Paese-sottile