Ritorno in India. Diario di viaggio
Perché si decide di partire? Quali pensieri passano per la mente di chi vuole intraprendere un viaggio? Quali le aspettative che si ripongono in quell'andare lontano e 1asciare per qualche tempo la propria casa? Che cosa si spera di trovare o, piuttosto, da cosa, forse inconsciamente, ci si vuole allontanare?
La necessità di viaggiare è vecchia quanto il mondo. Già sant'Agostino scriveva a Ippocrate: «Il mondo è un libro e chi non viaggia è come se ne leggesse una pagina soltanto».
Non vi è dubbio che chi viaggia è già solitamente un curioso ma è anche certo che viaggiare aiuta a diventarlo sempre più: fa nascere nuovi interessi e, spesso, fa bene anche allo spirito. Così, ci sono viaggi che possono cambiare una persona in profondità. Di altri rimarranno invece solo ricordi superficiali.
Credo che viaggiare non significhi soltanto spostarsi da un Paese all'altro, quanto piuttosto avventurarsi in una realtà sempre un po' sconosciuta dimenticando, almeno per qualche tempo, il mondo stabile e ben definito di casa. Viaggiare è un po' come sognare, un abbandonarsi all'ignoto per scoprire nuovi spazi e assaporare l'odore della libertà.
Così, viaggiare può diventare un modo per possedere il presente della propria vita fino a essere capaci di vivere davvero il momento in cui ci troviamo, leggerlo nella sua realtà positiva e negativa per giungere a scrollarci di dosso, se necessario, pregiudizi, intolleranze e chiusure mentali.
Spesso, a casa, per sfuggire alla fatica e alle responsabilità della routine quotidiana, ci allontaniamo da essa e ci proiettiamo a pianificare il futuro. Quando si viaggia, invece, si è costretti a confrontarsi con le situazioni che ci troviamo davanti e ad adattarsi in qualche misura a esse.
Certamente non tutti hanno lo spirito di avventura e l'elasticità per vivere fino in fondo le situazioni più complesse e lontane dalla propria esperienza e sensibilità.
Credo però che nessuno possa sottrarsi completamente a quella provocazione interiore che ogni viaggio rappresenta. E magari, rientrato a casa, accorgersi che l'avventura più nobile, la sfida più ardua è quella che deve affrontare tra le proprie mure domestiche e non vagando per mari esotici o su montagne sperdute in qualche parte del mondo.
Ci sono alcuni luoghi che ti fanno subito sentire a tuo agio. Altri, invece, li senti lontani, diversi, complicati, non accoglienti. Così, talvolta, come scriveva Platone: «Conoscere è spesso riconoscere». Ma quando ho deciso di fare questo viaggio nel Sud dell'India e ho consultato diversi libri per farmene un'idea, guardando le coloratissime fotografie dei templi indù, le immense spiagge affacciate sull'Oceano Indiano e il Mar Arabico, confesso che nulla mi appariva familiare.
Ho cercato così di interrogarmi sul perché provassi desiderio e attrazione verso quei luoghi lontani e diversi dal mio Paese.
Una risposta, forse un po' ovvia, è legata alla grande civiltà indiana, straordinaria custode di una lunga esperienza di convivenza tra popoli, comunità, credi religiosi e tradizioni di pensiero differenti. A ciò si aggiungeva, credo, quella forte convinzione, che ho già espresso, di come viaggiare aiuti ad aprire la mente e il cuore. Lasciarsi coinvolgere da situazioni sconosciute impone di necessità un'apertura e un'attenzione particolare. Per questo uno degli aspetti più interessanti del viaggiare sta proprio nello sforzo di capire l'altro, il diverso. Più ci sforziamo in questo senso più arriviamo a conoscere noi stessi.
Da tre anni desideravo visitare il Sud dell'India ma un susseguirsi di eventi di ogni tipo mi avevano costretta a rinviare il viaggio. Soprattutto l'impegno di scrivere e pubblicare due miei libri: Con occhi nuovi e Sete di Dio, in cui raccontavo la storia della mia conversione, quel mio ritorno a una fede cattolica vissuta nella sua pienezza e bellezza. Avevo dovuto rimandare a un'epoca successiva il tour in quell'Oriente misterioso e affascinante ma, a ben pensarci, quale viaggio più importante avrei mai potuto raccontare? Credo, infatti, che non ci sia avventura più grande di quella di incontrare Dio e, facendone esperienza, di capire l'amore con il quale ci circonda.
(da: Una provocazione interiore, p. 12-14)
Da Roma a Madras
da: Alessandra Borghese, Ritorno in India. Diario di viaggio, Casale Monferrato (Al), Piemme, 2006, p. 21
Nata a Roma il 25 settembre 1963. Lavora per tre anni nella città di New York presso la società American Express. Nel 1990 fonda il Centro Culturale "Alessandra Borghese". Negli anni ha promosso e organizzato delle Celebrazioni Liturgiche nelle più importanti Basiliche romane. Dopo aver collaborato con Panorama e con il quotidiano Il Tempo, scrive per il settimanale Gente, Style (mensile del Corriere della sera) e per il QN, Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, per il quale firma la rubrica "Lo Sguardo". È autrice dei seguenti bestseller Noblesse oblige (Mondadori), Con occhi nuovi (Piemme), Sete di Dio (Piemme), Sulle tracce di Joseph Ratzinger (edizioni Cantagalli 2007) e Lourdes. I miei giorni al servizio di Maria (Mondadori 2008).
(da: www.alessandraborghese.it )
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