Ritorno alla terra. La fine dell'ecoimperialismo
Mai come oggi, a causa del progressivo esaurimento del petrolio e di cambiamenti climatici sempre più violenti, la necessità di fonti energetiche alternative e sostenibili sta diventando impellente. Ma nonostante l’urgenza delle istanze ecologiste, l’Occidente industrializzato non ha ancora compreso ciò che il resto del mondo sa già da tempo: ci stiamo rapidamente avvicinando a una catastrofe alimentare. Le fattorie stanno sparendo, i cibi geneticamente modificati si stanno diffondendo a macchia d’olio, il prezzo del pane continua a salire. E l’utilizzo di soluzioni alternative alle risorse tradizionali, come gli OGM per aumentare la produzione nel Terzo Mondo e i biocarburanti in sostituzione dei combustibili fossili, non fa che aggravare la situazione, perché presuppone il ricorso sempre più massiccio a un’agricoltura industriale. In questo volume Vandana Shiva spiega perché i tre problemi più urgenti per l’umanità – la fame nel mondo, il peak oil, il surriscaldamento globale – siano profondamente collegati tra loro e perché ogni tentativo di risolverne uno, senza implicare necessariamente tutti gli altri, si sia rivelato finora fallimentare. Una triplice questione che rappresenta, al contempo, una triplice opportunità per ripensare a livello globale la politica agricola, energetica, ambientale. Il libro ci invita a immaginare una realtà in cui gli esseri umani contano più dei profitti e auspica invece una ripresa dei principi della cultura contadina, basata su produzioni di nicchia, sostenibilità, comunità locali, giustizia ambientale. Vandana Shiva ci dimostra così che è ancora possibile immaginare un futuro in cui si riuscirà a superare la dipendenza dal petrolio e dalle assurde regole dettate da una globalizzazione sfrenata.
Vandana Shiva, fra i fisici più rinomati dell’India, è attivista politica e ambientalista, nel 1993 ha vinto il Right Livelihood Award, premio Nobel alternativo per la pace. Presiede, insieme a Ralph Nader e Jeremy Rifkin, l’International Forum on Globalization.
È autrice di numerosi saggi, tra cui ricordiamo: Monoculture della mente (Bollati Boringhieri, 1995); Vacche sacre e mucche pazze (DeriveApprodi, 2001); Le guerre dell'acqua (Feltrinelli, 2003); Il bene comune della terra (Feltrinelli, 2006).
(dalla seconda e terza di copertina)
foto di Sergio Riccio
da: Sergio Riccio, Bagnoli anno zero. Catalogo della mostra, Napoli, Città della scienza, 10 luglio - 3 agosto 2003. [Napoli], Bagnoli futura, 2003
Fino a non molto tempo fa chi parlava di crisi era puntualmente bollato come una cassandra. Ciò che dicevano gli ambientalisti, gli economisti alternativi e chi aveva un minimo di vedute più ampie purtroppo era immediatamente recepito come un monotono refrain che in pochi avevano piacere di sentire. In questo modo, parole anche molto lungimiranti o avvertimenti pienamente giustificabili rischiavano di svuotarsi di significato e quindi finivano per essere inascoltati. Un po' perché erano e sono "scomode verità"; un po' perché anche l'informazione e la comunicazione riflettono in pieno il modello consumistico: meglio stare a sentire una buona bugia che illuda, o qualcosa che distragga, piuttosto che affrontare una realtà difficile e in questa maniera più facilmente prorogabile.
Oggi, invece, "crisi" sembra diventata la parola d'ordine, rimbalza dappertutto: perché la crisi, o meglio le crisi, sono più che mai evidenti. Così evidenti che anche i principali responsabili di questo disastro umano si stanno tardivamente dannando per trovare delle "soluzioni": sono quelli che hanno sempre fatto "orecchie da mercante" (la metafora non è casuale) di fronte agli appelli delle cassandre e messo in qualche modo a tacere chi osava prendere le distanze dallo stile produttivista e consumistico, dalla sete di profitto a ogni costo e dalla miracolosa mano del libero mercato che, secondo loro, tutto dovrebbe aggiustare. Ora, tradendo una certa ansia, tentano di tranquillizzarci con le loro proposte obsolete e palesemente inadeguate. È come cercare di curare un ammalato di diabete portandolo in pasticceria.
L'urgenza di porre rimedio -visto che si tratta di problemi che iniziano anche a svelare tutta la loro rilevanza economica e a intaccare forti interessi globali -potrebbe indurre i figli del consumismo a credere che chi ha causato il problema possa anche essere in grado di risolverlo. Vandana Shiva in questo libro ci spiega lucidamente come queste "soluzioni" non farebbero altro che aggravare la situazione, continuando ad affamare i popoli, a privarli della terra, inasprendo le iniquità, peggiorando la qualità della vita di tutti, dal Nord al Sud del mondo, su un pianeta sempre più povero, caldo, non fertile e inquinato.
Le cassandre si trovano di fronte al doppio sforzo di dover da un lato continuare seriamente a denunciare il danno, e dall'altro a dover porre le basi perché non si realizzi anche la beffa: nascosta nei biofuel, nelle strategie delle multinazionali dell'agro-businness, nella promessa di infrastrutture dove non ci sono strutture, nelle fallaci politiche climatiche che i governi e le istituzioni mondiali propongono a livello globale e locale.
La complessità dei problemi che si sono venuti a creare fa sembrare che la situazione ci sia completamente sfuggita di mano: il riduzionista, chi pensa soltanto in maniera lineare, chi venera il libero mercato sull'altare del consumismo non riesce a trovare la soluzione unica applicabile ovunque, il processo che inverta le tendenze, il nuovo accordo multilaterale fra nazioni o il nuovo prodotto miracoloso. Sono tentativi pericolosi.
Quello che serve è un reale cambiamento nei nostri modi di pensare e operare: un nuovo umanesimo, una nuova mentalità, nuovi punti di vista nell'affrontare le sfide che ci troviamo di fronte e un approccio diffuso e differenziato sui territori, sistemico. Ma non si tratta di soluzioni troppo difficili: esse stanno già nei campi di quella metà del mondo che è considerata marginale e arretrata; quella metà del mondo composta da contadini di piccola e media scala, nei pescatori e negli artigiani che non hanno mai voluto - e in certi casi neanche potuto, pur volendo - omologarsi ai dettami dell'agro-industria.
(da: Prefazione di Carlo Petrini, pp. VII-IX)
foto di Sergio Riccio
da: Sergio Riccio, Bagnoli anno zero. Catalogo della mostra, Napoli, Città della scienza, 10 luglio - 3 agosto 2003. [Napoli], Bagnoli futura, 2003
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