Ho danzato sulle rovine
Il libro incomincia e finisce con l'annuncio di un ballo. Il primo fu annullato. Era il 1994: la guerra era arrivata anche a Orechovo, il paesino ceceno da cui proviene Milana Terloeva. Il secondo, invece, c'è stato. Era il 2006: dopo aver trascorso tre anni in Francia, Milana era appena tornata nel suo paese e ora danzava con le persone care, nonostante e oltre le sofferenze e i fantasmi del passato.
Tra questi due episodi simbolici, ci sono dodici anni di violenze, che hanno messo a repentaglio la vita di Milana, fino a quando un'associazione non le ha proposto di andare a studiare a Parigi. Questo è ciò che racconta Milana in Ho danzato sulle rovine, diario intimo e diario di guerra al tempo stesso, dove ritroviamo tutta la storia più recente della Cecenia martoriata.
Milana narra la partenza precipitosa da Orechovo poco prima dell'arrivo dei carri armati russi, la vita nelle cantine di Groznyj, il suo bisogno di andare in università a dispetto dei rischi, la fuga in Inguscezia sotto i bombardamenti, l'euforia «fra le due guerre», i campi di filtraggio, le epurazioni, l'insperata partenza per Parigi, la scoperta dell'Occidente, il ritorno in Cecenia...
Ho danzato sulle rovine è il racconto di un'esperienza eccezionale e la testimonianza pregnante di una giovane donna che ha soprattutto un desiderio: che il suo popolo possa esprimersi.
Gianni Fiorito, Colmata a mare con binari
foto da: Gianni Fiorito, Bagnoli. Cronaca di una trasformazione. Catalogo della mostra, Napoli, Castel dell'Ovo, marzo-aprile 2002. Milano, F. Motta, 2002, p. 53
Milana Terloeva, 27 anni, è cecena. Ha studiato all'università di Groznyj e poi ha proseguito alla scuola di giornalismo della facoltà di Scienze politiche dell'Università di Parigi.
Nel 2006 ha deciso di rientrare nel suo Paese per creare un giornale indipendente.
(dalla seconda e terza di copertina)
A Groznyj un uomo vagava con la sua balalaica. La guerra gli aveva preso tutto e soltanto la musica lo teneva legato alla vita. A volte veniva a suonare sotto la mia finestra e raccontava che un tempo aveva attraversato la Russia, l'Europa, il mondo intero con il suo strumento. Le sue strane avventure terminavano tutte allo stesso modo: «Ma, dopo, la guerra...».
Un giorno arrivò nel cortile del mio caseggiato, con le braccia ciondoloni, vuote e inutili, senza musica. I soldati avevano rubato il suo ultimo bene. Con un'amica ho raccolto dei soldi, poi tutte e due siamo andate al mercato a comprare una balalaica. Sulla strada del ritorno abbiamo notato una decina di soldati armati e un gruppetto di civili. Il musicista giaceva a terra, il corpo crivellato di pallottole. Era stato ucciso, insieme a otto giovani del quartiere, nel corso di un'«operazione di pulizia». L'indomani, la televisione di Mosca annunciava con orgoglio l'eliminazione di nove terroristi.
Ecco cos'è Groznyj oggi, un caos di morti e di menzogne dove delle ombre umane lottano per sopravvivere. Questo libro non aspira a demolire la propaganda o a spiegare un conflitto vecchio di tre secoli. È la storia semplice di una ragazza, uno specchio che scorre lungo le strade sconvolte della mia cara Cecenia.
(p. 7)
«In Cecenia sopravvivere è già resistere. Pensavo che nulla fosse peggio dei bombardamenti, ma dopo essere tornata a Groznyi mi sono accorta che sbagliavo...»
(dalla quarta di copertina)
Gianni Fiorito, Raccolta di inerti nell'area del campo americano
foto da: Gianni Fiorito, Bagnoli. Cronaca di una trasformazione. Catalogo della mostra, Napoli, Castel dell'Ovo, marzo-aprile 2002. Milano, F. Motta, 2002, p. 57
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