Donne, ambiente e animali non-umani. Riflessioni bioetiche al femminile.
Nonostante il termine “ecofemminismo” (dal francese écoféminisme) sia stato coniato solo nel 1974 da Françoise d'Eaubonne, il movimento ecofemminista si propone sin dagli anni '60 del secolo scorso di indagare le connessioni esistenti tra il sessismo e altre due forti espressioni del dominio umano: l'abuso delle risorse naturali e la discriminazione degli animali non-umani. I tre fenomeni sono per certi versi visti come così interconnessi (concettualmente, storicamente, socialmente e politicamente) da non poter essere né adeguatamente compresi se non congiuntamente, né affrontati se non in un unico blocco. Ciò che l'ecofemminismo sottolinea è che, in un mondo caratterizzato dalla supremazia maschile, donne, ambiente e animali non-umani appartengono a categorie profondamente affini, considerate infatti per secoli come “proprietà animate” o “beni mobili” del tutto analoghi. Per affrontare la questione ambientale e quella animale non è dunque sufficiente riposizionare la vita umana in termini naturali e la natura in termini etici. Ciò che occorre è smascherare le premesse stesse dell'oppressione e, una volta superata ogni forma di dualismo gerarchizzate, promuovere una visione relazionale della realtà capace di supportare, anche tramite espedienti tipici della narrativa, un'etica simpatetica da affiancare a quella più tradizionale. È essenzialmente con questo obiettivo che l'etica ecofemminista si mette in dialogo con quella ambientale: portare a compimento l'esigenza, sorta verso la fine del secolo scorso, di elaborare una morale intergenerazionale e interspecifica che non si limiti a gloriarsi del fatto di apparire, seppure utopica, logicamente supportabile, ma che sia effettivamente praticabile, e quindi anche tutt'altro che irraggiungibile.
Carla Faralli insegna Filosofia del diritto ed Etica applicata: Bioetica ed Etica delle .professioni presso l'Università degli Studi di Bologna. Si occupa prevalentemente di storia della filosofia del diritto, bioetica, diritto e genere, diritto e letteratura.
Matteo Andreozzi ha conseguito un Ph.D. in Filosofia presso l'Università degli Studi di Milano, dove attualmente collabora in veste di cultore della materia. Si occupa da diversi anni di etica ambientale ed etica animalista.
Adele Tiengo è dottoranda in Lingue, Letterature e Culture straniere presso l'Università degli Studi di Milano. Si occupa di letteratura americana contemporanea in lingua inglese, studi postcoloniali, letteratura distopica ed ecocritica.
(dalla quarta di copertina)
Foto da: Genuino Clandestino. Viaggio tra le agri-culture resistenti ai tempi delle grandi opere, Terra Nuova Edizioni, Firenze, 2015, pag. 136
Indice: Presentazione di Carla taralli; Un'illogica utopia? Etica, questioni di genere, crisi ambientale e sfruttamento animale di Matteo Andreozzi; Parte Prima - La questione ambientale: Potere e potenzialità del femminismo ecologico di Karen J. Warren - 1.1. Introduzione - 1.2. Femminismo, femminismo ecologico e cornici concettuali - 1.3. L'ecofemminismo ripensa il femminismo (p. 29) - 1.4. Arrampicandosi dall'ecofemminismo all'etica ambientale (p. 32) - 1.5. L'ecofemminismo come un'etica femminista e ambientalista - 1.6. Conclusione ; 2. Dualismo: la logica della colonizzazione di Val Plumwood -2.1. Dualismo e differenza - 2.2. Il ruolo chiave del dualismo ragione/ natura - 2.3. La struttura logica del dualismo - 2.3.1. Messa in secondo piano (negazione)- 2.3.2. Esclusione radicale (iperse-parazione)- 2.3.3. Inglobamento (definizione relazionale)-2.3.4 Strumentalismo (oggettivizzazione)-2.3.5 Omogeneizzazione o stereotipizzazione - 2.4. La logica del dualismo- 2.5. Vie di fuga dal dualismo- 2.6. Trappole per una identità post-colonizzata- 2.7. La caverna del rovesciamento- 2.8. Dissolvere o reclamare un'identità? - 2.9. Oltre l'identità colonizzata: l'affermazione critica- 2.10. Continuità e differenza- 3. Un'etica della partnership di Carolyn Merchant -3.1. Partnership ambientali - 3.2. Etica della partnership -3.3. Udire la voce della natura- 3.4. La natura come partner di trattativa- 3.5. Le radici storiche di un'etica della partnership- 3.6. Mettere in atto le partnership- 3.7. Progettare con la natura – 3..8. I problemi della partnership- 3.9. Partnership e narrazione - 3.10. Una nuova storia; 4. Base, fulcro, movimento: teoria ecofemminista, metodo dialogico e pratica letteraria di Patrick D. Murphy 4.1 -4.2.- 4.3.¸ Parte Seconda La questione animale: 5. Lo stupro degli animali, la macellazione delle donne di Carol. Adams - 5.1. Il referente assente- 5.2. Donne e animali: referenti sovrapposti ma assenti- 5.3. Razzismo e referente assente- 5.4. Violenza sessuale e alimentazione carnea- 5.5. Il ciclo di oggettivazione, frammentazione (p. 143) - 5.6. Il consumo metaforico della carne e consumo- 5.7. Cancellare la frammentazione- 5.7.1. Frammento #1: la violenza strumentale -5.7.2. Frammento #2:il mattatoio- 5.7.3. Frammento #3: la catena di smontaggio come modello-.5.7.4. Frammento #4: lo stupro degli animali- 5.7.5. Frammento #5: Jack lo Squartatore-5.7.6. Frammento #6: la macellazione delle donne ; 6. La liberazione della natura. Una questione circolare di Marti Kheel: 6.1. Introduzione- 6.2. Il pensiero gerarchico all'interno dell'etica ambientale- 6.2.1. L'eredità dualistica (p. 167) - 6.2.2. L'olismo (p. 168)- 6.2.3.1 diritti individuali (p. 170) -6.3. La contrapposizione tra ragione ed emozione all'interno dell'etica ambientale - 6.3.1. La legge della ragione- 6.3.2.1 limiti della ragione- 6.3.3. Sciogliendo le dicotomie- 6.4. Conclusione; 7. Ecofemminismo vegetariano. Un saggio critico di Creta Gaard: 7.1. Le radici dell'ecofemminismo vegetariano- 7.1.1. Il potere dell'empatia- 7.1.2. La liberazione animale- 7.1.3. Controcultura- 7.1.4. Femminismo- 7.1.5. Dagli oggetti dell'oppressione alle strutture dell'oppressione: un cambiamento di analisi- 7.2. Sviluppi concettuali- 7.2.1. La narrativa tronca e la critica all'olismo- 7.2.2. Il referente assente e il concetto di “massa”-7.2.3. Il vegetarianismo morale contestuale- 7.3. Applicazioni teoriche dell’ecofemminismo vegetariano- 7.3.1. La caccia - 7.3.2. Il maltrattamento- 7.3.3. Razzismo, sessismo e specismo nella scienza e nella tecnologia- 7.4. Ecofemminismo vegetariano: direttive per il futuro; 8. Tua figlia o il tuo cane? Uno sguardo femminista sul problema della sperimentazione animale di Deborah Slicer: 8.1.- 8.2.- 8.2.1. L'essenzialismo - 8.2.2. Contesto e principi- 8.2.3. Gli affetti- 8.3.- 8.4.- 8.5. Poscritto de]Ì20 marzo 2014; Postfazione di Carol J. Aàams.
foto da: Genuino Clandestino. Viaggio tra le agri-culture resistenti ai tempi delle grandi opere, Terra Nuova Edizioni, Firenze, 2015, pag. 145
Questo volume raccoglie otto saggi, dedicati alla questione ambientale e a quella animale, scritti da alcuni dei più prestigiosi rappresentanti dell'eco-femminismo contemporaneo. L'idea che lo ha ispirato è la stessa che ha portato alla pubblicazione delle due antologie Nuove Maternità e Questioni di fine vita con le quali condivide il sottotitolo Riflessioni bioetiche al femminile.
Alcuni dei temi e delle questioni cruciali in bioetica, quali, appunto, le problematiche legate alla procreazione (aborto e fecondazione artificiale), all'eutanasia e all'impatto delle nuove tecnologie sull'ambiente subiscono mutamenti significativi quando vengono analizzati con un approccio che tiene conto della «voce diversa delle donne» come la definisce Carol Gilligan, coniugando etica dei diritti ed etica della cura.
Per quel che riguarda la procreazione, come si è visto nel volume Nuove Maternità, le nuove tecnologie riproduttive si iscrivono attualmente in un processo di medicalizzazione in cui la relazione medico-paziente va ripensata proprio tenendo conto del fatto che è la figura medica a determinare il controllo della fecondità femminile e la soddisfazione del desiderio di maternità è spesso affidata alla tecnica. Le donne oggi per affrontare in modo critico gli interventi in campo riproduttivo devono innanzitutto allontanare l'esperienza della maternità dal terreno dell'ovvietà, ridefinendola in modo nuovo, esercitandone i limiti in un piano che le renda capaci di responsabilità senza abbandono e di responsabilità senza assoggettamento. La riflessione dell'etica della cura in materia di procreazione si differenzia dalle tesi basate sui diritti e sulla negazione dello statuto personale del feto (pur presenti anche nel dibattito femminista, si veda per tutti la riflessione di Judith J. Thomson sull'aborto) per riconoscere direttamente alla donna e al contesto delle sue relazioni la capacità morale di scegliere responsabilmente, riservandole la discrezione di valutare il da farsi, per cui tale libertà di scelta in base alle relazioni concrete che si stabiliscono fra i soggetti coinvolti, se non è resa fittizia dal contesto sociale e politico, diviene un mezzo necessario a integrare gli argomenti basati esclusivamente sull'autonomia e sui diritti. Questo tipo di relazionalità si estende anche ai giudizi morali su pratiche quali la fecondazione eterologa, la surrogazione di maternità e le manipolazioni genetiche, dal momento che comprensibili problemi morali sollevano anche le pratiche di diagnosi preconcezionale e prenatale. Anche qui il giudizio su tali pratiche non può essere stabilito a priori ma è rimandato alla sensibilità delle persone coinvolte e impegnate nelle relazioni di responsabilità e cura.
Sul tema dell'eutanasia, come evidenziato nel volume Questioni di fine vita, molti degli argomenti proposti nel dibattito contemporaneo sono stati formulati nel linguaggio dei diritti e in particolare del diritto di autodeterminazione. Tuttavia, tale prospettiva trascura la relazionalità che è costitutiva della personalità e della stessa autonomia del paziente che richiede l'assistenza al suicidio o l'eutanasia. Il dibattito sull'ipotesi di legittimare il suicidio medicalmente assistito e l'eutanasia si è sviluppato spesso tenendo conto di un paziente astratto, un paziente che non ha genere, razza, ecc., vale a dire quel paziente generico, che figura nella maggior parte dei dibattiti bioetici, che di fatto non esiste. Solo una minima parte della discussione si è concentrata sul modo in cui le differenze tra i pazienti potrebbero alterare la loro eguaglianza. L'invasione estrema del proprio corpo, dovuta alla medicalizzazione della morte e del morire, porta a sostenere, da un lato, il diritto a non subire invasioni non volute del proprio corpo, ma dall'altro lato induce a tener conto della vulnerabilità e dell'isolamento in cui si trova il soggetto in tali situazioni tragiche, le cui richieste di morte sono condizionate anche dal contesto sociale, dalla rete di relazioni in cui è inserito e dalle modalità e dai limiti della cura che gli è offerta. Dopo tutto, il dibattito sul suicidio medicalmente assistito e sull'eutanasia ruota proprio attorno a questioni su cui si è focalizzata la riflessione dell'etica della cura: cosa significa parlare dei diritti di auto-determinazione e di autonomia; la conciliazione di questi diritti con i doveri medici di beneficenza e del prendersi cura e come collocare questi aspetti in un contesto che include scarse competenze e talvolta mancanza di capacità di assistenza delle famiglie, dei professionisti e delle comunità, come pure effettive differenze e squilibri di potere e di risorse. Sulla base di queste riflessioni, la prospettiva dell'etica della cura suggerisce di coniugare la specificazione rispetto al contesto con l'astrattezza dei principi.
foto da: Genuino Clandestino. Viaggio tra le agri-culture resistenti ai tempi delle grandi opere, Terra Nuova Edizioni, Firenze, 2015, pag.236
Un tale rimando vale e si applica anche al rapporto delle nuove tecnologie con l'ambiente. In relazione a questo contesto, il dibattito contemporaneo sulla responsabilità dell'essere umano nei confronti della natura si configura in primo luogo come una indagine sui valori connessi alla integrità e alla tutela degli ecosistemi, alla conservazione della biodiversità e al benessere degli animali non-umani, e come indagine volta all'individuazione dei limiti che è possibile ascrivere all'azione umana nei confronti delle entità naturali. Tra gli ambiti di riflessione più promettenti in relazione alle problematiche delineate, l'etica ambientale di ispirazione femminista persegue una indagine volta all'individuazione delle conseguenze negative dell'agire scientifico e tecnologico e si propone di sviluppare una precisa riflessione sulla presunta volontà di dominio della natura insita nell'epistemologia dell'uomo occidentale. La riflessione ecofemminista, in particolare, assume come portante concettuale che vi sia una profonda e non accidentale connessione tra la logica di dominio espressa nei confronti delle entità naturali e la logica di sottomissione delle donne perseguita nelle società patriarcali. La medesima logica di dominio favorisce ed esprime un sistema di oppressione che legittima a un tempo la subordinazione della donna e della natura, giustificando in modo arbitrario lo sfruttamento e il dominio di entrambe. L'ecofemminismo, sebbene originato da alcune premesse concettuali comuni e condivise, comprende al suo interno un'ampia differenziazione di posizioni teoriche ed esprime attenzione, come dimostrano i saggi qui raccolti, per una differente molteplicità di tematiche connesse alla logica di dominio (di volta in volta concettuali, storiche, simboliche, epistemologiche).
(da Presentazione di Carla Taralli, pag. 9-11)
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