L'ecofemminismo in Italia. Le radici di una rivoluzione necessaria

Gruppo 2019
Autore a cura di Franca Marcomin e Laura Cima
Editore Il Poligrafo, Milano
Anno 2017

Voci di donne del grande arcipelago verde, tante, espressioni di movimento, rappresentanti nel parlamento, esponenti del governo, tutte impegnate nella salvaguardia dei territori, della comunità, della biosfera, della salute. Un percorso politico che inizia nel 1985 con la costruzione delle prime Liste Verdi e si intreccia con quello antinucleare e pacifista; dove si forma la resistenza - non violenta, ma implacabile - all'etnocentrismo, al patriarcato, al capitalismo cieco e alla scienza opportunista, creando nuove pratiche politiche, stili di vita originali e, soprattutto, una cultura forte in grado di reggere l'impatto con la globalizzazione e con la crisi: la cultura ecofemminista, sinergia originale di una battaglia per la difesa dei valori e dei diritti delle donne, della Natura e della vita.
Archivio di una memoria fatta di testimonianze dirette - parole, idee, azioni concrete, interviste, articoli, convegni, dibattiti, leggi -, questo volume collettivo custodisce e tramanda l'impegno di tutte quelle donne che, sostenendo l'importanza di una prospettiva femminile nella politica come nella quotidianità, hanno portato avanti battaglie e stimolato riflessioni che ancora oggi si pongono come un'alternativa, verde e rosa, all'inquinamento reale e ideologico che sta minacciando la nostra Madre Terra.

Franca Marcomin, femminista, ostetrica da trentasei anni, durante i quali ha assistito molte donne nei parti in casa, ha avuto incarichi amministrativi come eletta nei Verdi, ha militato in molte associazioni di donne ("Futura - Donne contro il nucleare", "Donne in nero") e si è occupata di tematiche della cura. È stata presidente della Consulta delle donne del Comune di Venezia dal 2004 al 2010. Attualmente fa parte dell'associazione nazionale "Preziose", che sostiene il progetto di Annarosa Buttarelli della Scuola di Alta formazione per donne di governo.

Laura Cima, femminista ed ecologista, ha partecipato al movimento antinucleare ed è stata eletta deputata verde nel 1987, diventando poi, primo caso in Italia, presidente di un direttivo dì sole donne. Viene riconfermata alla Camera con i Verdi nel 2001 ed è vicesindaca di Moncalieri nel 1993. Ha fatto parte della Commissione per la parità della Presidenza del Consiglio ed è stata consigliera di parità per la Provincia di Torino. Oggi è presidente di "Primalepersone". Il suo blog: www.lauracima.it

(da quarto di copertina)

Indice: Prefazione di Franca Marcomin. Laura Cima; Premessa di Laura Cima, Franca Marcomin; Testimonianze - Ecofemminismo al servizio della tutela del patrimonio naturale, storico-artistico e architettonico di Antonella Caroli; Fare politica da femminista ecologista di Laura Cima; Impegno femminista a scuola: sensibilizzare all'altro di Lucia Coppola; Nonviolenza, ecologia e femminismi a Vicenza di Antonella Cunico; Partire da sé per cambiare il mondo. Dalla cultura verde alla "passione" per la mobilità sostenibile di Anna Limonati; La visione ecofemminista nell'agricoltura di Roberta Ferrati; II verde e il rosa, un intreccio vitale di Grazia Francescano; La globalizzazione ci sta stretta di Monica Lanfranco; Fata Morgana: storia di una Convenzione delle donne del Sud di Maria Francesca Lucania; Valori della Terra-Matria di Laura Marchetti; Autorità e sovranità femminile nel governo e nella propria vita di Franca Marcomin; Dai Verdi al World Green Party di Elena Mazza Niro; Riflessioni sparse di Pinuccia Montanari; ; I Verdi: una storia di opportunità mancate di Marcila Narmucci; La difesa degli animali: Verdi contro la caccia di Annamarìa Procacci; Siciliana, femminista, ecologista di Eliana Raserà; La "conversione ecologica" di Edvige Ricci; Luglio 1991: carovana nella ex Jugoslavia delle donne verdi del Nord-Est di Maura Rosa; Autorità femminile al Governo per rilanciare l'ecologia politica di Luana Zanella; Le radici di una rivoluzione necessaria.Temi politici, convegni e proposte di legge – Rappresentanza; Fecondazione artificiale, parto naturale, aborto; Ecofemminismo; Ecopacifismo; Proposte di legge.

natura

foto da: www.robadadonne.it

Il termine ecofemminismo (dal francese écoféminismé) risale a un lavoro di Françoise d'Eaubonne del 1974, Feminism or Death. Tra i filoni di critica dello sviluppo attenti all'incrocio tra questione ambientale e differenze tra i generi, alcune elaborazioni femministe hanno messo radicalmente in discussione il progetto di dominio sulla natura verso cui sono orientale la scienza e la tecnologia, nella versione che è invalsa a partire dall'Ottocento moderno e contemporaneo. Molti contributi di questa "controcultura" sono venuti dalle donne del Sud del mondo da Vandana Shiva, Arundathi Roy, Bina Agarwal in India a Shanysa Khasiani e Esther I. Njiro in Africa.

Il movimento si è fatto portavoce di una posizione che va oltre sia la rivendicazione femminile di uno statuto di razionalità e di diritti politici ed economici al pari della condizione maschile, sia l'affermazione della specificità femminile e dell'alternativa femminista alla cultura maschilista. Alcune autrici italiane e internazionali hanno evidenziato come l'ecofemminismo si dedichi ad affrontare e superare i modelli discriminatori attraverso una rivalutazione, celebrazione e difesa di tutto quello che la società patriarcale ha svalutato interpretando il reale secondo metafore dicotomiche in cui il femminile è sottostimato in quanto associato a ciò che riguarda la corporeità, le emozioni, la sapienza intuitiva, la cooperazione, l'istinto alla cura, la capacità simpatetica e quella empatica, mentre il maschile è celebrato poiché accostato a concetti opposti, quali teoricità, razionalità, intelletto, competizione, dominio e apatia3. Questa controcultura comprendeva all'inizio posizioni varie: liberali, marxiste, radicali e socialiste da una parte e uno spiritualismo legato all'esaltazione del principio femminile in rapporto alla madre-terra dimostrando grande eterogeneità, ma anche ricchezza nelle differenze dall'altra. Si è intrecciata con il pacifismo, il movimento antinucleare, la critica all'industrialismo inquinatore e alle politiche aggressive dell'ecosistema.

In Italia, dal 1985 in poi, cioè dalla fondazione delle Liste Verdi, molte donne si sono spese nel movimento ambientalista e nella scommessa di una rappresentanza istituzionale delle istanze ecologiste, dando vita a un femminismo ecologista che, dato il rilevante successo elettorale dei Verdi, e in particolare delle donne verdi e della loro elaborazione politica a partire dalle regionali nella seconda metà degli anni Ottanta e poi in parlamento e in molti enti locali, si caratterizzò presto come istituzionale. Naturalmente anche l'associazionismo ambientalista e femminista entrarono in contatto e parteciparono al grande cambiamento culturale e politico che ebbe inizio e cambiò il sistema politico italiano e i comportamenti sociali e di vita.
Con le testimonianze e la documentazione allegata vogliamo ripercorrere alcune tappe di questa storia.
Mentre l'ecofemminismo in Italia, arrivato dopo la grande ondata degli anni Settanta e la crisi del nucleare e della chimica inquinante, ha cambiato molto i comportamenti, da quelli alimentari al diffondersi dello specismo e del rispetto della natura, dal lato della rappresentanza istituzionale non è facile rintracciare una continuità di percorsi collettivi di donne impegnate nell'ecologia politica che abbiano contaminato le istituzioni fino ad oggi. L'esperienza delle elette nei Verdi a poco a poco si spense sotto il contrattacco maschile a partire dagli uomini delle Liste Arcobaleno che schiacciarono l'esperienza del Sole che ride, invadendo il campo ecologista naif della prima ora, imponendo allo stato nascente di movimento una strutturazione tradizionale di partito e cacciando le donne dal parlamento.

Rimane a testimonianza un significativo episodio storico definito "fase del matriarcato verde", quello del direttivo parlamentare di sole donne nel gruppo dei Verdi alla fine degli anni Ottanta che di fatto condusse, insieme ad altre donne del movimento iniziale, il Sole che ride nella difficile fase di unificazione con le liste Arcobaleno.
Non sono mancate neppure dirigenti ecologiste di rilievo in altri partiti e gruppi parlamentari come la Sinistra radicale e persino nel PCI-DS-PD. Tra le più autorevoli Laura Conti, eletta nel PCI, fece parte del gruppo di sinistra indipendente alla Camera, anche se non si riconobbe mai come ecofemminista e anzi fu spesso in polemica con Verdi e femministe, ed è riconosciuta come una delle madri del pensiero ecologista in Italia.
Negli anni Ottanta la rivista del popolo ambientalista per eccellenza «La nuova ecologia» aveva una redazione totalmente femminile, le associazioni contavano presidenti come Renata Ingrao di Legambiente, Grazia Francescato del WWF e Rosa Filippini degli Amici della Terra.

Per ritrovare memoria del "femminismo verde", come lo definiva Franca Fossati in un suo articolo su «Noi donne» nel dicembre 1986 bisogna appunto risalire alle origini del movimento ecologista in Italia, a quello antinucleare soprattutto dopo Chernobyl (aprile 1986), quando vari gruppi femministi aprirono una riflessione approfondita sulla scienza dando vita, insieme alle donne verdi, all'ecofemminismo italiano.

(da Premessa, pag. 15-17)


Collegamenti
  1. Il legame tra degrado della natura e subordinazione delle donne
  2. Di cosa parliamo quando parliamo di eco-femminismo?
  3. Annalisa Zabonati - Ecofemminismo
ecofem
Vai alla ricerca