Economia politica della differenza sessuale

Gruppo 2019
Autore Lidia Menapace
Editore I Libri dell'Udi, Roma
Anno 1992

Oggi le dizioni come lavoro di cura, lavoro della riproduzione sono di uso abbastanza convalidato, anche se non sempre proprio. Ma solo pochi anni addietro erano considerate prive di valore. L'opera che ripubblichiamo può essere considerata quella che per prima volle dimostrare il fondamento scientifico forte della categoria lavoro della riproduzione in economia. Il risultato è frutto di un lavoro di ricerca continuamente confrontato con altre donne, come viene detto nella presentazione del testo. E anche le successive acquisizioni teoriche dell'autrice proseguono lo stesso metodo di ricerca, fondato sulla relazione e sull'esperienza piuttosto che sulla deduzione e sull'esperimento: con un seminario organizzato dall'Udi e tenutosi a Pesare, un laboratorio tenutosi presso la Facoltà di Magistero dell'Università di Ferrara, una mostra presso il Centro Femminista Alma Sabatini di Roma, e un seminario presso il Dipartimento di Economia Politica dell'Università di Modena. I risultati successivi della ricerca sono in corso di preparazione e alimenteranno una serie di Quaderni.

Una grande curiosità di itinerari culturali e di incontri umani segna il percorso teorico e l'impegno politico di Lidia Menapace, dalla partecipazione alla Resistenza alla presenza nel Movimento cattolico, dall'insegnamento letterario presso l'Università Cattolica di Milano all'impegno nel Manifesto (rivista, quotidiano e impresa politica). Il femminismo è tuttavia la scelta più esaltante e profonda della sua avventura di vita, insieme alla ricerca dell'alternativa allo stato delle cose presenti (ma è quasi la stessa cosa) e al rinnovamento delle categorie politiche della sinistra. Attualmente lavora nell’Udi, e negli altri luoghi del Movimento delle donne, e nelle varie forme del Movimento per la pace.
La sua produzione comprende saggi e ricerche letterarie sulle forme codificate dell'espressione (poetiche e retoriche dal medioevo al neoclassicismo); una raccolta disaggi e il saggio introduttivo al volume Per un movimento politico di liberazione della donna (Bertani, Verona, 1973), un testo sulla Democrazia cristiana (Mazzetta, Milano, 1974), un volume miscellaneo intitolato Né indifesa né in divisa (Sinistra Indipendente, Roma, 1985); articoli e saggi su quotidiani e riviste, in particolare Il Manifesto, Confronti, Avvenimenti.

Indice: Premessa; Come nasce: tra Virginia e Arianna; Eccesso di ambizioni; Dialettica multipolare; I luoghi della conoscenza; Oppressione, luogo conosciuto; Il punto di vista; Economia, soggettività, parzialità; Lavoro in espansione; Ricollocazione di eventi; Ricollocazione di attività; Gratuito, obbligatorio, ambiguo; Famiglia, cultura, dipendenza; Differenza e democrazia; A mò di commiato; Bibliografia essenziale; Appendice; Appendice seconda.

genere

foto da: www.deuniverso.it

La cosa che a me pare più urgente comunque è non perdere di vista il fatto che quest'operetta mira a rendere necessaria la fondazione di un'economia non dei due o più settori, dei due, più tempi, ma fondata su almeno due categorie di lavoro con tutto ciò che ne consegue in generale sul terreno della sua organizzazione, valorizzazione, collocazione: il lavoro di riproduzione è di grande valore (necessario alla specie) e di nessun riconoscimento (ancora nella Carta costituzionale è indicato come "funzione" e i sindacati rilanciano persino la "missione" femminile per casa e famiglia), nonché - perciò - di erogazione oppressa (il gratuito obbligatorio) e di stress quotidiano insopportabile.
Perché esso possa dispiegare la sua massima potenzialità liberatoria, invece di continuare a essere un carico affliggente, sono necessari molti mutamenti, ad esempio che si consideri valorizzazione di un lavoro non soltanto la sua retribuzione individuale, che si consideri valorizzazione di un lavoro non solo la sua erogazione domestica, che si liberi dall'oppressione del gratuito obbligatorio tutto ciò che può essere delegato al mercato, in modo che il vero gratuito invada la vita e la renda gradevole e vivibile. Insomma, si conceda che il lavoro di riproduzione, che mette al mondo persone e ve le mantiene, non può essere regolato dal mercato, perché le persone non sono merci: quindi richiede una decisione politica in ordine alle mete che si vogliono raggiungere.
Se si vuole una società amica della maternità, occorre che fare un figlio non sia uno stress solitario insopportabile, né un handicap, che mantenere relazioni con la salute, la cultura, l'abitazione non sia una fatica, ma un diritto e che perciò le risorse disponibili siano divise in modo da consentire quella generale sobrietà di vita che si nutre più di cultura, buon gusto, sentimenti, affetti, curiosità, piaceri, che non di seriali ripetizioni di oggetti, ingolfamento di consumi e produzione di montagne di rifiuti, che ben presto saranno più alte dell'Himalaia.
Se si vuole una società da vivere e non da suicidio bisogna che il criterio del gratuito possa espandersi, il che richiede il massimo di libertà, nessuna oppressione, nessun obbligo di prestazione, capacità di contrattare e di pattuire mete, percorsi, mezzi, strumenti di comune raggiungibilità.

(da Introduzione, pag. 8-9)


Collegamenti

  1. Il pensiero della differenza sessuale
  2. Lidia Menapace
  3. La scara differenza. Intervista a Luisa Muraro
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