Cibele: l'altra metà della terra
Le donne alimentano lo vita, nutrono i figli, cucinano per i loro il compagni. Amano il cibo: è un mezzo per sostenere, far crescere, costruire. Le donne da sole potrebbero decidere della coltura e delle culture.
Potrebbero comprare alimenti, frutti e materie prime e sceglierne alcuni piuttosto che altri. Decretare il successo o la morte di un prodotto. Perché sono loro che fanno la spesa, e potrebbero avere delle alleate: le donne che lavorano in agricoltura. Le accomuna lo stesso valore: salvaguardare il futuro.
(dalla quarta di copertina)
Il settore primario è percepito come un settore economico separato dagli altri. Dell'agricoltura si parla quando c'è una epidemia zootecnica pericolosa per l'uomo o quando l'incremento dei prezzi al consumo diventa una voce di costo pesante per il budget familiare. Di tutte le altre questioni ne parlano e ne discutono solo gli addetti ai lavori. Ma l'agricoltura ha avuto, ed ha, un ruolo importante nello sviluppo dell'umanità e, segnatamente, in una Europa che sta cambiando e si da nuovi assetti.
In questa nuova grande Europa in cui viviamo ci sono tante agricolture quanti sono i paesi, e di più, le regioni che la compongono. In ognuna di queste vivono e lavorano donne imprenditrici e braccianti che credono nello sviluppo del modello di società rurale. Una società che non si lasci fagocitare dalla globalizzazione ma che ne sappia cogliere le opportunità e che non rivendichi astrattamente, ed inutilmente, la supremazia ma che lavori per costruire un'armonica convivenza con il contesto urbano.
foto da: Cibele: l'altra metà della terra, pag. 33
Pensare globalmente per agire localmente è la capacità che l'economista Rifkin riconosce agli europei nella costruzione del loro futuro ed è quella che si è avuto modo di osservare nello svolgere questa ricerca con le agricoltrici della Provincia di Napoli. Le donne impegnate nel settore agricolo della provincia partenopea si rappresentano descrivendo l'importanza del lavoro quotidiano volto a raggiungere un giusto equilibrio tra mondo globalizzato e contesto locale in cui uno degli snodi fondamentali è la multifunzionalità. Un concetto, quest'ultimo, tra quelli fondamentali su cui si incardina la nuova Politica agricola comunitaria che sposta gli interventi dalla azienda impegnata nella sola produzione di quantità di derrate alimentari a quella più complessa ed articolata che si traduce in diverse attività e funzioni di qualità. Qualità che non va intesa solo come l'insieme dei parametri standardizzati per la commercializzazione di frutta, ortaggi e carni ma come qualità della vita. Le aziende agricole devono, sì impegnarsi nella coltivazione, ma nel rispetto di alcune norme che garantiscano un miglior livello di vita. L'agricoltura non è chiamata più soltanto alla mera produzione di beni materiali, le si chiede, in più, di attuare un modello di sviluppo che generi beni immateriali. Salvaguardia del territorio, benessere animale, rispetto dell'ambiente, riequilibrio con le aree urbanizzate a forte concentrazione antropica, offerta di forme turistiche alternative ed a basso impatto ambientale sono alcune esemplificazioni dei concetti di multifunzionalità e condizionalità. Se il primo principio fa riferimento alla capacità, e bisogna aggiungere necessità, che le aziende agricole devono sviluppare nell'ampliare la gamma delle attività, il secondo riguarda il rispetto di alcune condizioni ritenute minime ed irrinunciabili nel lavoro nei campi come la tutela ambientale, il benessere animale e la sicurezza del lavoro.
Questo lavoro, frutto di una ricerca sul campo e delle riflessioni da essa scaturite, si propone come uno strumento di facile lettura per tutti i non addetti ai lavori.
(da Introduzione di Francesca Vitelli)
foto da: Cibele: l'altra metà della terra, pag.38
il progetto Cibele allude all’ancestrale legame che unisce la donna alla pratica agricola.
Si è tentato qui un approccio nell'ottica di genere alle problematiche connesse all'agricoltura.
Da sempre protagoniste, le donne vivono oggi un lacerante conflitto tra l'accettazione della loro identità, da millenni consolidata, ed un nuovo ruolo che ad esse viene riconosciuto, non solo come dato culturale, ma anche a livello normativo.
Non mancavano del resto ricerche e statistiche, ma si è voluto andare a guardare lo sfondo, la stratificazione culturale sottesa, su cui si sarebbe potuto intervenire in maniera più incisiva e duratura, come è nella mission della Commissione Regionale Pari Opportunità.
Insomma, ci siamo preliminarmente chieste due cose: è possibile individuare una nuova consapevolezza e percezione dell'identità femminile nel settore dell'agricoltura? Come poteva questa specificità femminile incidere significativamente nell'orientare scelte, produrre cambiamento ed innovazione, costituire volano di rilancio e sviluppo del settore? […]
La presente ricerca ha volutamente scelto di analizzare un segmento, una tranche individuata nella zona della provincia di Napoli, mai indagata sinora, di dare visibilità ad un settore che seppure fondamentale molto spesso lavora nell'ombra. Insomma, una zoomata su una realtà più limitata territorialmente ed insieme esemplare perché interagisce cori l'area metropolitana di Napoli e con la cintura dei comuni limitrofi, con la progressiva erosione delle aree a destinazione agricola, il crescere della pressione antropica, le conseguenti difficoltà del comparto a convivere con urbanizzazione ed avanzata degli insediamenti produttivi.
Decisiva in tal senso la collaborazione con la struttura della Confederazione Italiana Agricoltori, profondamente radicata sul territorio, e la consulenza della dott.ssa Vitelli il cui apporto non è stato solo tecnico, ma capace di costruire un percorso umano e culturale di scambio e partecipazione alle motivazioni della sottocommissione.
(da Le ragioni di Cibele di Sottocommissione lavoro e imprenditoria: Clotilde Paisio, Ornella Galluccio, Serena Lovero, Dolores Madaro, Barbara Riccio, pag. 7-8)
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