Biblioteca Brancacciana

Costituita a Roma nella prima metà del 1600 dal card. Francesco Maria Brancaccio e portata a Napoli per sua volontà, la Brancacciana è stata la prima biblioteca pubblica aperta a Napoli. Il cardinale, che possedeva una raccolta di circa 20.000 volumi, morendo, la lasciava alla sua città perché vi fosse istituita una biblioteca di pubblica lettura. Il nipote, card. Stefano, potrebbe definirsi il vero fondatore della biblioteca; dopo la sua morte, i fratelli Emanuele, vescovo di Ariano che la arricchì di ben 35.000 volumi, e fra Giovanni Battista, baly di Malta, furono gli esecutori delle volontà testamentarie dello zio e curarono la sistemazione della biblioteca nel palazzo attiguo alla Chiesa ed all'Ospedale di Sant'Angelo a Nido. La Brancacciana, con una dotazione annua di 800 scudi d'oro, fu inaugurata nel 1690, ma, per ultimare le operazioni relative alla collocazione delle opere e per completare l'arredamento, fu aperta al pubblico a metà del 1691. Alcuni doni di notevole importanza portarono nuovo incremento, come quello del barone Andrea Gizio patrizio beneventano, che nel 1700 donò un'interessante raccolta di manoscritti e libri a stampa di araldica e genealogia (postillati da lui medesimo) e quello, pervenuto nel 1738, del giureconsulto napoletano Domenico Greco. Dal 1724, la Brancacciana aveva ottenuto da Carlo VI d'Austria, allora re di Napoli, il diritto di ricevere una copia di quanto si stampava nella città; decreto confermato da re Carlo di Borbone, con prammatica del 1742: " ... dos por las dos Bibliothecas Real y de S. Angel a Nido". Quando il governo francese iniziò ad incamerare le rendite delle Opere Pie, fra cui quelle della famiglia Brancaccio, la Biblioteca decadde; ma nel 1809 il Murat la pose sotto la sua protezione, la dichiarò Reale e le assegnò una dotazione annua per l'incremento. Furono acquisiti fondi pregevoli posseduti dal duca di Cassano Serra, dal medico Domenico Cotugno e da altre librerie private, quelli derivanti d alla soppressione di ordini religiosi. Si rese necessario estendere i locali della Biblioteca a quelli dell'Ospedale di Sant'Angelo a Nilo; nel 1821 perveniva, inoltre, in dono la libreria del magistrato Adamo Santelli. Messa sotto la vigilanza della Giunta eletta per la Borbonica, nel 1848 la Brancacciana, che possedeva ben 80.000 volumi, in attesa di ampliamento nei locali del soppresso Monastero di Donnaromita, fu chiusa al pubblico, e andò lentamente decadendo a causa della maggiore attenzione riservata dal governo borbonico alla Biblioteca Nazionale ed all'Universitaria. Nel 1860 fu il principe Gherardo Brancaccio ad assegnare alla Brancacciana una dotazione per il suo mantenimento e per i lavori necessari all'edificio. Rimasta autonoma fino al 1866, nel 1867 era nuovamente chiusa; riapriva grazie alla convenzione stipulata, nel 1868, con il principe Brancaccio, convenzione che si rinnovò ogni due anni. La Biblioteca, che già nel 1870 dipendeva dalla Nazionale, si accresceva, però, ben poco, tranne che per l'incremento pervenutole dalla raccolta di Domenico Jaccarino, presidente del Circolo Promotore Partenopeo "G. B. Vico". Nel 1896 la Brancacciana fu annessa alla Biblioteca Universitaria; tornata autonoma nel 1901, fu, infine, incorporata alla Nazionale nel 1922 e ne fu iniziato anche il trasporto nella Reggia, dove però, per carenza di spazio, non poté essere sistemata e non poté funzionare come sezione autonoma. Quando fu consegnato alla Nazionale, nel 1937, anche il bell'edificio seicentesco della famiglia Brancaccio, si decise di riportare l'antico fondo, tranne i manoscritti e gli incunaboli, nella sua primitiva sede di vico Donnaromita; successivamente l'antica biblioteca, circa 90.000 volumi, è tornata nella Nazionale. Le schede dei suoi libri, fuse nel catalogo generale, hanno segnatura strutturata come segue: B. Branc. numero arabo - lettera - numero arabo; le opere vengono date in lettura presso l'Ufficio Distribuzione. E materiale librario considerato raro, individuabile dalla segnatura Inc. Branc. e Rari Branc. è, invece, custodito e dato in lettura nella Sezione Manoscritti e Rari, cosi come l'importante raccolta di manoscritti.